E’ bastata l’ennesimo nubifragio per allagare nuovamente Marina di Campo che conferma – nonostante i lavori di messa in sicurezza successivi agli alluvioni del 2002 e del 2011 – che la piana campese resta un’area a fortissimo rischio e che ogni intervento sul territorio dovrebbe essere ben valutato e non affidato alla prepotenza di qualche privato.
Non è quello che sta succedendo: un esempio è quello dei giorni scorsi, quando la nuova amministrazione comunale ha pubblicato all'albo pretorio del Comune di Campo nell'Elba due ordinanze, la n. 42 e la n.43, che revocano gli atti di sospensione dei lavori emessi dal Commissario Prefettizio relativi alla strada abusiva che, nelle intenzioni di chi ha commesso questo scempio, avrebbe dovuto collegare il Formicaio a Galenzana. Il tutto realizzato attraverso una S.C.I.A. che asseriva si sarebbe realizzata un adeguamento/sistemazione del piccolo sentiero esistente e che, nella prima parte faceva da confine del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e poi continuava ad essere il limite della Zona di Protezione Speciale e Zona speciale di conservazione (Zps e Zsc delle direttive Ue Uccelli ed Habitat).
Le due ordinanze contraddicono quanto successivamente alla realizzazione dell’autostrada – dopo le denunce di Legambiente e cittadini – è stato ufficialmente asserito durante il Direttivo dell’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano (l’organo di governo del Parco) che ha confermato che l’intervento dell’apertura di una strada carrabile larga più di 5 metri – non il ripristino di un sentiero come asseriva la SCIA approvata dall’Ufficio tecnico del Comune di Marina di Campo - nella prima parte ha interessato il confine del PNAT e che la Valutazione di incidenza (Vinca) della Regione Toscana per questo doveva essere approvata dallo stesso Parco Nazionale, cosa che non è avvenuta.
E’ anche in base a questo che è avvenuto il sequestro dell’autostrada Formicaio – Galenzana operato dai Carabinieri Forestali per conto della Magistratura.
Il risultato prevedibile di questo enorme abuso e sfregio paesaggistico lo vediamo oggi: il primo acquazzone che ha colpito Marina di Campo ha provocato un valanga di fango che, dalla strada abusiva ha investito le case del Formicaio, dimostrando l’insostenibilità della trasformazione – con l’utilizzo di ruspe e demolitori, lo sbancamento di versanti, lo spostamento di terra e massi - di un sentiero che non raggiungeva il metro di larghezza in una ripidissima ’autostrada. Ci chiediamo cosa sarebbe potuto succedere se il nubifragio fosse durato di più.
Intanto a Marina di Campo girano voci che si vada addirittura verso una “messa in sicurezza” dei luoghi oggetto del sequestro, invece che andare a un ripristino dello stato dei luoghi precedente, come dovrebbe essere previsto per un’area al confine con un Parco Nazionale e una Zps/Zcs, sottoposta a vincolo paesaggistico e in evidente dissesto idrogeologico.
Visto quello che è successo al Formicaio, dove gli abitanti sono stati costretti a spalare il fango proveniente da un strada abusiva costruita passando sulle loro proprietà senza il loro consenso, Legambiente rcipelago Toscano chiede: al Sindaco di Campo nell'Elba come intenda procedere al fine di salvaguardare una delle zone elbane di maggior pregio ambientale, ormai pesantemente minacciata da forti interessi speculativi; al vicepresidente del Parco Nazionale se quel sentiero cancellato coincidesse nella prima parte del Formicaio con il confine del Parco; al Presidente e all’Assessore all’ambiente della Regione Toscana se l’iter per il rilascio della Vinca sia conforme alla natura e ai vincoli dei luoghi interessati, alle competenze dei vari enti.
A Comune, Parco Nazionale e Regione chiediamo inoltre se quanto realizzato si conforme alla richiesta iniziale di ripristino/adeguamento di un sentiero e cosa intendano fare per ripristinare lo stato dei luoghi precedente.