L'Elba vive di turismo e per garantirsi uno sviluppo di qualità ha bisogni di servizi e infrastrutture. In questa logica appare centrale il tema dell'acqua, intesa come bene primario per residenti e ospiti, ma anche come risorsa fondamentale per la diversificazione economica, ad esempio in direzione dell'agricoltura biologica e di qualità.
Di fronte alla sempre maggiore obsolescenza della condotta sottomarina attuale e soprattutto ai mutamenti climatici che hanno provocato siccità prolungate e incremento delle temperature, non si può far finta di niente e mettere la testa sotto la sabbia. Bisogna, al contrario, costruire strategie credibili e rapide. L'ipotesi di un dissalatore a Mola, previsto fin dall'accordo di programma del 2011 fra i sindaci elbani, della Val di Cornia, Ato, Asa e Regione Toscana, è una prima, fondamentale risposta credibile, che va anche nel senso di una sempre maggiore autonomia e autosufficienza del territorio. Avere circa 80 lt. Di acqua al secondo in più può fare la differenza. D'altro canto gli impatti territoriali, nel progetto di Asa, sono così limitati, da apparire assolutamente sostenibili in una logica d'interesse pubblico. Non bisogna, però, sposare la tesi del "dissalatore e basta", per almeno tre motivi: il primo è che 80 litri al secondo non coprono neanche la metà dell'acqua che serve all'Elba (che va dai 160 ai 200 litri al secondo); il secondo è che l'acqua dissalata costa molto, anzi moltissimo, circa tre volte di più di quella normale e questo può avere pesanti conseguenze per tutta la nostra economia. Il terzo motivo, infine, è che il raddoppio, a 160 lt. del dissalatore di Mola cambierebbe in maniera non banale il bilancio degli impatti territoriali, mentre un altro, altrove, costerebbe troppo e, non avendo ancora un'ubicazione, avrebbe tempi biblici, mentre la condotta sottomarina non aspetta, perché, al trentunesimo anno di vita è già oltre il tempo della sua stimata sopravvivenza.
Per questo il PD chiede con forza una strategia integrata, che preveda, oltre al dissalatore, una nuova condotta sottomarina di collegamento con la Val di Cornia, da Piombino a Cavo, coerentemente all'ipotesi progettuale già avanzata da Asa (condotta di circa 11 Km, più breve di quella attuale di 24 km con un costo intorno ai 13 milioni). Oltre a questo è necessario potenziare l’infrastruttura con una nuova dorsale sull'isola, di circa 15 km., da Cavo alle Grotte, che chiuda l'anello con la dorsale esistente, mettendoci in sicurezza e portando l'acqua in un tratto di costa dove oggi arriva con difficoltà e dove serve comunque una condotta: Nisporto, Nisportino, Bagnaia e Magazzini. Chiediamo anche risorse finanziarie straordinarie, (4 mld di euro messi a disposizione dal governo Gentiloni) ulteriori a quelle reperibili attraverso l'utenza, per rifare significativamente le linee di distribuzione, limitando così l'attuale, importante, dispersione di risorsa.
Sulla base di questi 4 pilastri: dissalatore, nuova condotta, nuova dorsale, manutenzione straordinaria della rete, si può costruire un futuro di sicurezza e sviluppo per la nostra isola. Le ipotesi parziali o improbabili, al contrario, non portano da nessuna parte. Su questa strategia integrata chiediamo ai sindaci e alla Regione Toscana un forte impegno, perché la condotta è molto vecchia e non più affidabile e perché la nostra economia ha bisogno di certezze e di concretezza.
PD Isola d'Elba