La Regione Toscana ha avviato la consultazione sulla verifica di assoggettabilità alla Valutazione ambientale strategica (VAS) della “Revisione aree vocate alla specie cinghiale. Stralcio anticipatorio al Piano Faunistico Venatorio Regionale”, dalla cartografia allegata risulta che l’Isola d’Elba, forse il territorio toscano dove i cinghiali negli ultimi decenni hanno prodotto più danni alla biodiversità e all’agricoltura, sarebbe vocata per i cinghiali e quindi si dovrebbe continuare – fuori dal Parco Nazionale – peggio di come si sta già facendo adesso. Dunque, all’Elba i cinghiali importati negli anni ’60 e ’70 dai cacciatori all’Elba ci dovrebbero proprio stare: è vocata. Da non crederci!
Si tratta di un chiaro cedimento alla sempre più piccola lobby dei cacciatori e a quella nuova dei salsicciai e ci chiediamo cosa ne pensino il Direttivo del Parco Nazionale, Coldiretti, gli agricoltori elbani, le forze politiche e i moltissimi cittadini esposti a continui disagi e danni e anche quei sindaci (pochi) che da anni dicono – dati e danni alla mano – che l’Elba non è per niente vocata per i cinghiali. E speriamo che si facciano sentire in Regione per chiedere finalmente un’assunzione di responsabilità.
Per questo Legambiente Arcipelago Toscano ha scritto a Regione, Parco Nazionale, Comuni, Ministero dell’ambiente per chiedere che finalmente sui cinghiali si cambi rotta e che dalle lamentazioni e dalle promesse si passi ai fatti per salvaguardare biodiversità e agricoltura di qualità.
Ecco il testo della lettera di Legambiente Arcipelago Toscano:
La Regione ha avviato il 12 dicembre 2017 la consultazione sulla verifica di assoggettabilità alla Valutazione ambientale strategica (VAS) della “Revisione aree vocate alla specie cinghiale. Stralcio anticipatorio al Piano Faunistico Venatorio Regionale” che si chiude il 10.01.2018 e sulla quale si esprimerà il Nucleo unificato regionale di valutazione (Nurv). E’ preoccupante che, a differenza della normativa precedente la legge Regionale 10 del 9 febbraio 2016 - “Legge obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana. Modifiche alla l.r. 3/1994”, che indicava giustamente l’Isola d’Elba come non vocata per il cinghiale (e che se applicata nei suoi indici di densità avrebbe portato la popolazione di cinghiale introdotta all’Elba a poche centinaia di capi), la Regione Toscana indichi le aree dell’Isola d’Elba esterne al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano come VOCATE per il cinghiale, ignorando completamente i drammatici impatti ambientali che una specie aliena e fortemente ibridata, introdotta negli anni ’60 e ’70 a scopi venatori all’Elba, ha provocato sulla fauna e sulla flora uniche dell’Elba e sulla sua agricoltura e viticoltura e i disagi e i pericoli, anche per la circolazione stradale, che i cinghiali provocano a cittadini residenti e turisti, e che, proprio per questo, il Direttivo del Parco Nazionale e alcuni Comuni hanno chiesto l’eradicazione della sottospecie introdotta Sus scrofa Attila di origine centroeuropea, ulteriormente ibridata - come dimostrano le analisi scientifiche – da maiali domestici e da altre sottospecie europee. Si ricorda che l’ultimo esemplare di cinghiale maremmano si è estinto all’Isola d’Elba nel 1802 e che l’attuale abnome popolazione di cinghiali è frutto di immissioni autorizzate e non autorizzate e di una fallimentare gestione venatoria della specie che ha portato a una sua incontrollata proliferazione.
Data la situazione dell’Elba, portata spesso ad esempio di come una scriteriata politica venatoria possa portare a un disastro ecologico in un territorio fragile come un’isola, è abbastanza incredibile che la verifica di assoggettabilità alla Valutazione ambientale strategica (VAS) della “Revisione aree vocate alla specie cinghiale. Stralcio anticipatorio al Piano Faunistico Venatorio Regionale” definisca le aree dell’Elba esterne al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano “VOCATE”. cioè zone dove il cinghiale “deve” stare perché è compatibile e dove la nuova legge dice che si attua una gestione di tipo conservativo della specie solo attraverso la braccata, una tecnica di caccia che si è rivelata non solo inefficace (risoluzione conclusiva 8-00085 presentata dal’Onorevole Susanna Cenni il 29 ottobre 2014 in Commissione agricoltura della Camera), ma dannosa e che mostra un successo di catture molto meno efficiente delle tecniche usate all’interno del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano (trappolamento e abbattimenti selettivi). Nelle aree Vocate per il cinghiale non si possono infatti effettuare le altre forme di prelievo previste all’art. 5 della Legge Regionale 10 del 9 febbraio 2016 - “Legge obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana. Modifiche alla l.r. 3/1994” e dal Decreto del Presidente della Giunta Regionale 5 settembre 2017 n. 48/R “Regolamento di attuazione della legge regionale 12 gennaio 1994, n. 3 (Recepimento della legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”)”, che comprendono anche le tecniche che sono state richieste anche recentemente dal Vicepresidente e dal Presidente del Parco Nazionale all’esterno dell’area protetta per incrementare gli abbattimenti e catture di cinghiali.
Definire “vocate” le aree per il cinghiale esterne al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano continuerà a rende vani gli sforzi e gli investimenti dell’Ente Parco per ridurre fino all’eradicazione i cinghiali, contribuirà – come dimostrano recenti ricerche scientifiche che mostrano una chiara correlazione tra caccia e densità venatoria ed estro delle scrofe – alla perturbazione dell’equilibrio demografico nei branchi di cinghiali e al loro aumento e acuirà il già insostenibile impatto di questo onnivoro sulle altre specie selvatiche e sull’agricoltura. Si fa presente che già oggi all’Elba, a causa dei cinghiali, risultano estinte alcune specie di orchidee e che è visibile l’estrema rarefazione di alcune specie rare e protette di rettili e anfibi e degli uccelli nidificanti al suolo o nei cespugli raggiungibili dai cinghiali.
Considerando vocate le aree dell’Elba esterne al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano si ignorano completamente non solo le richieste di eradicazione dello stesso Ente Parco corroborate da pareri dell’Ispra, ma anche quelle degli ambientalisti e degli agricoltori e di migliaia di cittadini che hanno più volte inviato petizioni anche alla Regione Toscana per chiedere interventi di riduzione radicale della popolazione di cinghiale. Un dibattito che dura da anni e che la Regione sembra ignorare, schierandosi con una piccola lobby venatoria, proponendo una gestione conservativa di una specie aliena introdotta, anche in violazione delle Direttive europee, visto i gravi danni che i cinghiali provocano nelle Zone speciali di Conservazione (Zcs . direttiva Habitat) e Zone di protezione speciale (Zps – Direttiva Uccelli) di Monte Capanne - Promontorio dell’Enfola ed Elba Orientale (istituite e perimetrate con il consenso della Regione Toscana), che interessano anche territori esterni al Parco Nazionale, e comunque le aree contigue alle Zsc/Zps che ospitano gli stessi habitat e specie protette dalle direttive Ue.
Si ricorda anche che il Piano d'Indirizzo Territoriale con valenza di Piano Paesaggistico Regionale approvato con Deliberazione Consiglio Regionale 27 marzo 2015, n.37, per quanto rigarda l’Ambito 16 -colline metallifere e Elba - 5 indirizzi per le politiche, recita: “... 33. prevedere interventi rivolti ad assicurare una densità faunistica sostenibile, con particolare riferimento agli ungulati, al fine di prevenire i danni alle colture arboree in fase di impianto, ai boschi in rinnovazione, alle produzioni agrarie, ed a mantenere la biodiversità negli ambienti forestali”.
E’ più che evidente che l’Isola d’Elba non è area vocata per il cinghiale e che la Regione dovrebbe negare la VAS a una proposta di zone vocate che vengono perimetrate per garantire la conservazione di una specie aliena che sta provocando serissimi danni alla biodiversità insulare e che costituisce un costante danno per l’agricoltura di qualità.