Ha ragione il sindaco di Piombino, oppure il presidente dell’Associazione degli Albergatori Elbani?
Forse, in mezzo c’è sempre una parte della storia che è diversa, che risponde più al punto di vista delle persone che usano il porto e i mezzi di trasporto pubblici come uno strumento per risolvere i bisogni e le necessità della vita quotidiana piuttosto che un’emergenza estiva.
Si è riunito venerdì il primo tavolo istituzionale di gestione dei flussi turistici nel periodo di alta stagione nei porti elbani. Basta un incidente di una delle nostre navi, per mettere in crisi l’offerta di strutture che invece sono da riconsiderare, da rivedere da un punto di vista più umano, del cittadino?
L’Autorità Portuale … costruzione di moli, banchine, accoglienza e biglietteria a Piombino. Adesso nuovi cartelli. Senza pensare come si incide profondamente nel tessuto personale della vita dei turisti (unica nostra fonte di sostentamento) e di noi Elbani passeggeri perenni.
Piombino non è abituata al dialogo con l’Elba. Livorno comincia ora. L’Elba non è ancora matura per rappresentarsi con un’immagine forte e unitaria.
Qui si tratta di attese disumane sotto il sole, senza possibilità di ombra, ospiti che arrivano devastati da una simile esperienza. Persone anziane, bambini, donne in attesa, altri con particolari condizioni di salute, e insieme, tutt’uno con la famiglia, gli animali domestici. Veramente una situazione preoccupante al limite.
Occorre un occhio all’ambiente e non solo alle indicazioni stradali. Occorrono alberi frondosi, in modo che chi deve attendere sul porto l’imbarco o altri mezzi di trasporto pubblico possa avere ombra. I marciapiedi e gli attraversamenti pedonali sono dei segmenti di transito pericoloso, se non inadeguato o stretto. Mancano pensiline. Non si tratterebbe di spese enormi, ma di una progettualità diversa, pur nell’ambito dei criteri di sicurezza imposti dalle regole di un porto. Abbiamo invece arbitrarie barriere, anche se la legge prevede che i varchi portuali debbano essere apposti solo ai moli dai quali partano navi che percorrono rotte superiori alle 20 miglia.
Occorre pensare a uno sviluppo dell’accoglienza a lungo termine, considerando anche il motivo per cui tanti scelgono di arrivare in auto, provocando ingorghi nei soliti due terribili mesi dell’anno: vedi lo stato delle nostre stazioncine ferroviarie, vedi l’inadeguatezza dei trasporti pubblici sul continente e sull’Elba.
Consideriamo anche il porto di Portoferraio, deprimente e avulso dal resto dell’Elba, sicuramente lontano dall’immagine che si tenta a tutti i costi di mantenere dell’isola sulle riviste patinate che sollecitiamo. Il nuovo bizzarro colore grigio del “grattacielo”, cupo come una nuvola di ponente, avvisa da lontano di un arrivo sgradevole. È stato spiegato recentemente alla Gattaia in occasione della presentazione della nuova App per visitare Cosmopoli, finanziata dal progetto Interreg Marittimo Italia-Francia CIEVP, che solo il 6% di chi sbarca a Portoferraio visita il capoluogo elbano. Che fanno i turisti, scappano tutti? Al porto è inesistente anche un ufficio informazioni e di promozione per l’isola d’Elba.
Si parla anche di tassa di sbarco: spetta a me e spetta a te. Perché allora non si mette in funzione uno degli scopi della tassa di sbarco, il miglioramento dei servizi?
Confidiamo allora nell’impegno di convocare nel mese di settembre il Tavolo dell’Accoglienza, “dove saranno seduti allo stesso tavolo operatori del settore per affrontare questo tipo di problematiche”. Un risultato importante, dal titolo augurale, che si spera possa occuparsi non solo dei problemi stagionali, per porsi dalla parte del primo utente di tutto questo enorme servizio: il cittadino e la sua famiglia.