Il giovane ex segretario della federazione PD Elba-Val di Cornia, Valerio Fabiani, in corsa per la segreteria toscana del partito, con due incontri a Portoferraio e Porto Azzurro, ha rilanciato la sfida a Matteo Renzi che, nel salotto di Vespa, col suo solito 'stile' lo aveva definito come 'uno di Zingaretti'.
“Vieni a parlare del congresso in Toscana, non in tv” , ha chiosato Fabiani, insistendo sulla necessità vitale per il Pd, ma anche per una sinistra che torni ad essere competitiva, di una forte discontinuità di linea e di gruppo dirigente che “ha perso milioni di voti in pochi anni e, anche in Toscana, grandi città una dopo l'altra.” Il rischio è insomma quello di presentarsi perdenti, se si resta fermi, anche alle regionali del 2020.
Introdotto dal responsabile elbano del PD Simone De Rosas, Fabiani ha insistito sul suicidio politico di non affrontare una discussione aperta dopo le sconfitte del referendum costituzionale del 4 dicembre 2017 e delle elezioni del 4 marzo 2018, definite 'la vendetta degli esclusi, una verità che non si vuole ammettere'.
“Un PD che smetta arroganza e volontà di esclusione, che torni ad essere comunità e non, come ora, un incomprensibile (per i cittadini) gioco di personalismi“.
C'è – per Fabiani- da recuperare il rapporto con parti di società che hanno cercato altrove quella rappresentanza politica che non trovavano più nel PD.
La sfida con la renziana Simona Bonafè (eurodeputata in carica, ndr) non è impossibile, anzi, la percezione è che la candidatura di Fabiani abbia riattivato persone che si erano allontanate dal partito e dalla politica attiva, suscitato interesse e speranza di cambiamento in un mondo progressista deluso e frammentato; tutto dipenderà da quante persone di questo popolo si recheranno al voto il 14 ottobre per cambiare una linea ormai perdente. Molto chiaro l'appello finale: "Le primarie sono aperte, tutti possono votare: venite a cambiarci".
CR