A pochi mesi dal voto per il rinnovo del consiglio comunale, a Portoferraio l’unica cosa certa è il progressivo disfacimento della maggioranza in carica e il fallimento di un’esperienza politica e aministrativa che è sotto gli occhi di tutti e che non ha più nulla da dire. Una crisi irreversibile che apre nuovi scenari su cui, finora, ben poco trapela, se non qualche mormorio su incontri più o meno estemporanei in alcune segrete stanze, nomi appena accennati, una sola autocandidatura che per sua natura appare così scontata da non far più notizia.
Da tempo ormai il consueto ruolo dei partiti, o almeno di quelli che ancora possono larvatamente definirsi tali, è venuto meno e forse, nella situazione odierna, è bene sia così. Come saggiamente è già accaduto in precedenti elezioni amministrative in alcuni comuni dell’isola, i partiti si sono limitati a dare alcune indcazioni su possibili candidature e soprattutto ad avanzare alcune proposte programmatiche per poi sostenere dall’esterno la lista civica ad essi più congeniale. E credo che anche a Portoferraio, evitando gli errori del passato, soprattutto nel campo del centrosinistra, questo dovrebbe essere il modo di comportarsi durante la prossima campagna elettorale. Ciò presuppone però che, non più in maniera sottaciuta ma alla luce del sole, e al più presto, emergano e si costituiscano gruppi o comitati o anche singole persone, capaci di avviare un percorso su cui attivare la partecipazione e il confronto con i cittadini sui nomi e su un programma di mandato per il governo della città.
Per quanto riguarda la formazione di una lista, circoscritta nell’ambito di alcuni valori fondamentali che si richiamano ai principi della Costituzione Repubblicana e antifascista, sarebbe importante conciliare rinnovamento ed esperienza, in un intreccio di competenze, affidabilità e sana coscienza civica, non facile da mettere insieme ma essenziale, non solo per tentare di conquistare l’Amministrazione, ma per essere poi in grado di ben gestirla. Non si tratta di cose di poco conto, ma di far proprio un progetto di città capace di ispirarsi ad una visione comprensoriale legando esigenze di sviluppo economico con una politica di risanamento e valorizzazione del centro storico, dell’area portuale e delle periferie, oltre che dello straordinario patrimonio culturale che la distingue e la fa essere unica nella sua peculiarità.
Confesso che più d’uno mi han chiesto di dare una mano per contribuire alla ricostruzione di un’immagine della città offuscata dalle ultime amministrazioni, e ciò mi gratifica, anche se altri sono attualmente i miei progetti e le mie intenzioni. Non è detto, però, che a certe condizioni non possa ripensarci. Piuttosto improbabile, ma nella vita, si sa, mai dire mai.
Danilo Alessi