Qualcuno sostiene, su Elbareport, che il Presidente della Repubblica non avrebbe dovuto affidare l’incarico all’attuale Presidente del Consiglio, ma sciogliere le Camere a novembre 2011, indicendo naturalmente nuove elezioni.
Ho provato a pensare a quali ragioni possano avere indotto il Presidente stesso a mettere in atto una strategia diversa.
Condizionato dalla mia professione (NDR Angelo Drusiani è un giornalista del Sole 24ore che si occupa di economia), ho messo al primo posto quanto stava accadendo nei mercati finanziari.
Il Dipartimento del Tesoro italiano era costretto a collocare i titoli di Stato a rendimenti molto alti, non distanti dall’8% annuo per le durate decennali e superiori al 6 per cento per i BOT, la cui durata massima è di 12 mesi.
Evidentemente, investitori, operatori e altri attori del mercato stesso non gradivano più la politica attuata in quella fase dall’Esecutivo uscito dalle urne tre anni prima.
L’indicazione era chiara: non si può non mettere ‘in sicurezza’ il debito pubblico del paese. Quel Governo, ma anche molti altri in precedenza, aveva trascurato –a parere dei mercati stessi- questa complessa e difficilissima situazione.
Storcere il naso di fronte alle pretese dei mercati finanziari è una reazione a cui molte persone s’affidano.
Altri, addirittura, sostengono che il livello cui s’attesta il differenziale di rendimento tra titoli governativi italiani e tedeschi (lo spread, per intenderci) non rivesta importanza alcuna. Peccato che quando il Tesoro italiano (ma anche quello di altri paesi) propone in asta la sottoscrizione di prestiti di propria emissione, il costo della raccolta (il rendimento a cui gli investitori sono disposti ad acquistare i titoli offerti in asta) è ‘ostaggio’ del differenziale stesso.
Il valore di questo indicatore ha iniziato a scendere già da fine 2011 e, a fasi alterne, ha trovato un equilibrio ad un livello ancora troppo alto, secondo me, ma che non potrà scendere ulteriormente, fino a che non si trovi pure un equilibrio politico soddisfacente.
Non si può negare –e non lo ha fatto neppure il Presidente del Consiglio ancora in carica- che troppe restrizioni abbiano colpito famiglie e imprese.
Forse, una strategia alternativa non si poteva seguire in tempi tanto brevi.
Certo, fasce importanti, ma percentualmente meno significative –ancorché destinatarie di redditi elevati-, di popolazione ne hanno sofferto relativamente. Non va però dimenticato che, spesso, non è poi né facile, né automatico assoggettare a imposte redditi prodotti da alcune categorie di cittadini. Protette, come sono, da situazioni giuridiche a loro favorevoli.
Al secondo posto della mia riflessione, mi sono chiesto. Se il Presidente della Repubblica avesse posto al precedente Presidente del Consiglio come unica alternativa alla situazione politica di quell’epoca il voto anticipato, egli si sarebbe veramente dimesso?
O decise in tal senso, perché l’ipotesi del Governo tecnico venne considerato il minore dei mali?
Giustamente, ogni opinione è rispettabile: non me la sento di criticare la decisione presa a novembre 2011 dal Presidente della Repubblica.
A volte, addirittura, penso che egli abbia ricoperto il ruolo affidatogli sette anni fa molto, molto meglio di tanti suoi predecessori.
Angelo Drusiani