Questa campagna referendaria mi fa veramente impazzire. Di sonno. E non tanto per la mole di intenzioni di voto. È talmente ragguardevole per un mortorio come l'Elba che quando apri la posta elettronica ti viene la preoccupazione che tra le spam pubblicitarie non ci sia anche qualche intervento pro o contro comuneunico: aspetta aspetta, cos'era quella mail che ho cancellato ora? la presa di posizione del mio urologo o un consiglio per allungare il pene? porco cane, e sì che mi avrebbero fatto comodo due centimetri in più.
E neanche tanto per la strategia dei due comitati, questa sì veramente divertente. Infatti non puntano a vincere. E non puntano neanche a far perdere l'altro. Semplicemente puntano a non perdere, cercando di dilapidare più voti possibili. Scommetto che i due think tanks (!?) ci pensano tutta la notte: adesso tiro fuori questa cazzata e mi giuoco il 3% dei consensi; voglio vedere se dall'altra parte riescono a far meglio!
Quello che mi preoccupa è il dopo, ovvero le reazioni un secondo dopo che si sapranno i risultati. Se sono proporzionali all'isteria del prima con l'aggiunta delle emozioni postcoitali tipiche di ogni esito del voto, abbiamo assicurato il lavoro agli psicanalisti delle prossime tre generazioni. Per evitare sorprese meglio allenarsi con un mesetto di anticipo. Ho preparato il training necessario: il vademecum contro le Tecniche di Manipolazione dell'Esito Referendario (TMER). Ovvero tutte le furbate che qualche trombone si inventerà per invalidare l'esito del referendum.
Tecnica 1: VOTI A (P)RENDERE. È la furbata regina, utilizzata dai tromboni in tutti i referendum: si tira nel proprio campo anche i non voti dell'astensione. Basta che questa e i voti di minoranza raggiungano anche la metà dell'elettorato e il professionista delle TMER sproloquierà: come può una minoranza di elettori imporre la sua scelta sulla maggioranza? Voi opponetegli la domanda giusta: e perché i vincitori delle urne dovrebbero farsi imporre la scelta contraria, solo sulla tesi sballata che chi non vota sta dalla parte dei vinti? Il non voto, per sua natura, è composito e mai interpretabile. E chi gioca con esso manca SEMPRE di rispetto non solo a chi ha vinto nelle urne, ma anche a chi, votando, ha perso. Quindi è una carognata usarlo come strumento di ricatto.
Tecnica 2: ANDARE KO PER VINCERE AI PUNTI. Altra furbata a cui verrà tolta la spoletta un secondo dopo il risultato. Ovvero se le percentuali globali andassero in un verso, ma in alcuni singoli comuni andassero nell'altro. Con il seguente effetto trombonesco: come fate a imporre la scelta della minoranza dei comuni sulla maggioranza? Con la semplice ragione che conta la maggioranza del tutto non delle parti scorporate, se no i referendum non avrebbero ragion d'essere.
Tecnica 3: MARS ATTACK. Una delle due compagini ha fatto le prove generali di questa tecnica già in sede di raccolta delle firme. La furbata consiste nel contestare il fatto che molti voti vengano dai residenti ma non domiciliati all'Elba o perfino, orrore!, dagli extracomunitari iscritti al voto. Aiuto, siamo sotto attacco degli alieni! Ora, a parte il fatto che, come ho già avuto modo di dire, la legge sui diritti di partecipazione è chiara e non è negoziabile secondo le simpatie personali; qui i professionisti delle TMER fanno finta di non sapere che gli “alieni” votano in maniera non univoca, e si dividono come gli indigeni sul pro o contro. Ma i tromboni, per loro natura, puntano alla facile semplificazione da bar, al becero luogo comune che arriva alla pancia, tipo: da una parte ci sono i buoni, gli elbani, dall'altra i cattivi, i continentali che ci vogliono imporre la loro scelta.
Tecnica 4: BABAU CATIVO FATTO ME BUA. Altra furbata vecchia come il mondo. Forse addirittura come Andreotti. I tromboni/trombati dalle urne tirano in ballo le solite baggianate: dall'altra parte c'è stata disinformazione, non abbiamo avuto gli spazi necessari, gli elettori sono stati plagiati, e via cretineggiando. Che cose del genere ce le propinino nel dopovoto sindaci, assessori, consiglieri e quanti altri bivaccano quasi quotidianamente sulla televisione e sulla stampa locale a discettare, replicare e controreplicare su tutto, sarebbe demenziale. Quindi aspettatevelo, conoscendo i politici elbani. Che pur di non ammettere di aver sbagliato campagna referendaria, di non riuscire a confrontarsi con le persone per intercettare i loro voleri e indirizzarli verso un'idea condivisa, o fare, scusate la bestemmia, autocritica; piagnucolano sul destino cinico e baro o su fantasiosi nemici della causa. Oppure delirano: non sono io singolo che non mi so spiegare, sono le migliaia di elettori ignoranti, capre, incapaci che non capiscono una sega.
Tecnica 5: ALESSANDRO MAGNO A WATERLOO. Il trombone/trombato, in stato confusionale per la tramvata delle urne, evoca la trita antistoricità della sceltezza, ottenutente con un refrendu estremicamente semplificativo (più o meno i tromboni parlano così). Sì, come no, e anche l'invenzione della ruota era antistorica per chi non doveva trascinare pesi enormi sulle proprie spalle, e infatti oggi la maledicono tutti.
Tecnica 6: NOOO! IL DIBATTITO NOOOO! Il professionista delle TMER di fronte alla sconfitta invoca sempre il time out. Dirà: bisogna riconsiderare il referendum dopo un confronto più approfondito. Sììììì, proprio quello che vogliono tutti gli elbani: vent'anni di discussioni appassionanti per disquisire se le mele sono pere, e arrivare alle stesse conclusioni di oggi.
Concludendo, non dimenticatevi mai che i professionisti delle TMER sono affetti da disturbi patologici. Quando li sentirete affermare con forza le furbate testé descritte, rispondete loro con l'unico farmaco in grado di sedarle: l'esito del referendum si chiama democrazia, e si rispetta senza isterismi.
andrea galassi