Voi ci credete che a luglio scenderanno dai traghetti (sempre che ci siano ancora) migliaia di turisti vogliosi di passare un paio di settimane all'Elba? Io no.
Voi lo sapete che stiamo entrando in una crisi economica paragonabile a quella avvenuta negli USA nel 1929? Molti, forse, si.
E voi lo sapete che se si spende senza produrre aumenterà la crisi in atto? Penso di si.
Quali sono i messaggi che i nostri politici stanno mandando per cercare di tamponare il fiume di disoccupati che già da ora si sommano a quelli precedenti? "Stampiamo banconote e diamo un reddito di sopravvivenza a queste persone".
Questo può anche andare bene nell'immediato, ma non siamo più nel 1947 quando gli USA, col piano Marchall, portarono dollari su dollari per la ricostruzione dell'Italia cercando, anche in questo modo, di bloccare il Partito Comunista Italiano.
Ora nessuno è disposto a farci la beneficenza, meno che mai gli Stati europei del Nord che hanno diretto finora la strategia economica del nostro continente.
Ma torniamo agli esempi storici e vediamo come il presidente USA Roosevelt cercò di superare la crisi economica del 1929 di cui abbiamo accennato prima. Il suo piano, col nome New Deal, si caratterizzò in particolare in tre direzioni:
1) Controllo diretto dello Stato sulle politiche bancarie e sulla Borsa
2) I disoccupati furono impegnati in lavori pubblici per costruire o riattivare strade, scuole, ospedali, case popolari e manutenzione e conservazione delle risorse naturali compresi i Parchi Nazionali (furono piantati tre miliardi di alberi).
3) Tassazione dei redditi dei più abbienti fino alll'80%.
Partiamo da quest'ultimo punto.
Noi italiani non saremo così "cattivi", basterà assumere qualche migliaia di giovani con buone conoscenze tecnico-digitali per fare controlli incrociati su tante persone che non fanno la denuncia dei redditi o denunciano redditi da fame e sono proprietari di una Ferrari o di interi palazzi intestati a vecchietti con la pensione minima. Continuiamo come i gamberi e passiamo al punto due del New Deal. Come occupare ora i disoccupati? Le idee di Roosevelt restano attuali, ma facciamo un salto di qualità. Sarà necessario creare i green jobs, cioè nuovi tipi di lavoro legati ad una economia verde. Lo Stato dovrà impiegare tutto ciò che ha e anche qualcosa di più (toccando magari le risorse in oro ora in rialzo) in nuovi mestieri legati all'agricoltura, all'industria e al terziario aventi caratteri ecologici e basati sulla sostenibilità (l'economia digitale può essere di supporto, ma certo non crea da solo posti di lavoro, anzi).
Questi nuovi mestieri si concentreranno sulle energie rinnovabili, sul riciclo, sulle consulenze ambientali, sull'edilizia sostenibile, sui trasporti elettrici, sul rendere efficienti le reti elettriche, gli acquedotti (ora un colabrodo), un'agricoltura a filiera corta capace di difendere ed esportare i nostri prodotti di eccellenza.
Tutto ciò richiederà un salto di qualità nel finanziamento di settori chiave fino ad oro maltrattati dallo Stato.
Scuola, Ricerca, Patrimonio Artistico e Sanità (per Scuola e Sanità dovrebbe esserci l'esclusiva da parte dello Stato le cui prestazioni dovrebbero essere gratuite).In particolare nelle scuole, dalle Elementari all'Università, si dovrà creare una nuova materia. L'Educazione Ambientale che non avrà solo il compito di sensibilizzare i giovani su questo tema, ma creerà nuovi professionisti come l'esperto in energie o il promotore edile della sostenibilità e anche aggiornare tutti i mestieri che già esistono, ma non hanno saputo adeguarsi alle nuove esigenze green e così pure saper gestire quelle industrie che, per diversi motivi, non hanno saputo convertire la loro produzione alle nuove necessità.
I disoccupati non vogliono la beneficenza, ma nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato.
E' necessaria una rivoluzione verde e subito. Attualmente il Parlamento Europeo ha stanziato (sulla carta che può trasformarsi in carta straccia) mille miliardi da spalmare in 10 anni per l'economia verde e, facendo due conti, fra il 2020 e il 2021 all'Italia spetterebbero 5 o 6 miliardi in gran parte pagati dalla stessa Italia in quanto membro europeo.
L'Italia ha già tutte le caratteristiche morfologiche e culturali per diventare leader in questo settore. C'è però un piccolo particolare da ricordare: non sarà il "neoliberismo" di certa sinistra o la demagogia di certa destra a mettersi alla testa di questa rivoluzione verde.
Sarà invece necessario che persone come noi, tante volte appellati come popolo, si facciano sentire, ora come ora, attraverso i mass media e, speriamo presto, nelle piazze accanto alla nuova generazione che ha finalmente scoperto un ideale per cui vale la pena combattere e che ha, come porta bandiera, Greta Thumberg.
Chissà se un nuovo movimento verde saprà invogliare i tanti astensionisti a tornare nei seggi elettorali.
Riccardo Osano