Insomma Paolo Hendel, ma davvero vince la Lega in Toscana? - "Secondo i sondaggi, il rischio c'è. Ohi ohi! La Toscana che passa dalla dinastia dei Medici a quella dei commercialisti, magari ai domiciliari...".
Lei chi vota? - "Voto Giani senza se e magari con qualche ma. Dice: ma fa politica da trent'anni! Meglio! Ben vengano l'esperienza e la competenza. Va detto che lui conosce benissimo la Toscana e noi toscani. Con tutti i battesimi, i matrimoni e le cerimonie a cui ha presenziato, direi che ci conosce personalmente uno per uno".
Rieccoci! Ci sono le elezioni. In sé sono un rito importantissimo: il Popolo sovrano giudica e sceglie. Ma ormai da tanto tempo le elezioni sono diventate una rito stanco e assai poco attrattivo, perché i cittadini non hanno proprio la sensazione di scegliere, e semmai si trovano a constatare che i propri giudizi incidono poco. L’ironica risposta di Paolo Hendel nell’intervista di “Repubblica” ne offre testimonianza. Dal “compagno” Montanelli in poi votare turandosi il naso è divenuto la regola: e ormai nessuno si rende conto che il celebre giornalista -immeritatamente divenuto padre del giornalismo, del socialismo, dello Spirito toscano, della Patria, della Storia, ecc.- dichiarava il suo disprezzo per la democrazia liberale, disprezzo del quale è stato davvero maestro. E poi, in tempo di Covid, con la mascherina è sempre più difficile turarsi il naso, e diviene forte la tentazione di usare la piega del gomito, magari per fare il gesto dell’ombrello.
Ci sono, fra i competitori elettorali, anche persone più gradevoli dei candidati dei due schieramenti principali; ma, ahimè, sono destinate all’ininfluenza: la teoria della gara fra Achille e la tartaruga -dove vince la tartaruga perché il Piè Veloce non può mai raggiungerla- è un artificio sofista che neppure in politica non trova conferma; e la sindrome da divisione all’infinito, di cui la Sinistra è da sempre preda, ha quasi sempre portato alla sconfitta.
Comunque per queste elezioni, come diceva Susanna Tamaro, “Va’ dove ti porta il cuore”, che forse è meglio. Perché il cervello è davvero in difficoltà a dare indicazioni.
Questo per le regionali. Per il Referendum il discorso è diverso ma ugualmente complicato. Si ha l’impressione che quel fondamentale istituto di democrazia ancora una volta sia usato per finalità esterne alla sua alta funzione. Un Movimento politico ha imposto la votazione di una legge-bandiera di modifica della Costituzione, sulla cui opportunità e sulle cui motivazioni istituzionali molti costituzionalisti nutrono dubbi, non fosse altro che per l’eccessiva semplificazione che non ha permesso-nell’urgenza per i proponenti di “portare a casa” almeno un trofeo- di proporre una modifica completa o almeno più compiuta dell’Ordinamento dello Stato. Così il quesito referendario che viene proposto “taglia” il numero dei rappresentanti del popolo -delle “poltrone”, come illustrato dalla vergognosa foto dei parlamentari 5Stelle in piazza del Parlamento- senza minimamente considerare l’aspetto della qualità dei medesimi, che forse è il vero problema della Politica, e per di più con la risibile motivazione del risparmio, vero e proprio specchietto per allodole.
Prima ancora che “antipolitica”, che “populismo”, pare l’ennesima operazione di facile ricerca del consenso. Ma probabilmente è molto di più: è un tentativo di neutralizzazione della Democrazia liberale in nome di una inattuale Democrazia diretta che dovrebbe agire attraverso le piattaforme elettroniche, sull’esempio della “Rousseau” (e il nome sarebbe tutto un programma, anche se certo un po’ demodé): per bypassare gli istituti rappresentativi, e in generale le “intermediazioni dei corpi intermedi” che hanno resistito all’attacco della fascinazione del leaderismo -i partiti personali da Berlusconi a Renzi a Salvini-.
Insomma, siamo chiamati a decidere su una legge di modifica costituzionalema in realtà per decidere della sopravvivenza di un Movimento politico che rischia di sparire se non riesce a esibire ai suoi guerrieri più sprovveduti e agitati almeno uno scalpo fra quelli promessi. Incautamente agendo sulla testa di un Ordinamento del quale è sicuramente lecito discutere e che è certamente lecito modificare, ma affrontandolo nel suo specifico giuridico e istituzionale, non con il metro della lista della spesa.
Sempre nell’intervista a “Repubblica” Hendel dice: “La sinistra qui in Toscana di bischerate ne ha fatte, ahimè, ma tanto da meritarci la Lega no!”. Di fronte alla pervicacia con cui sono proposte, imposte, sostenute, dichiarate irrinunciabili alcune prese di posizione del Movimento 5Stelle, verrebbe da chiedersi se le bischerate della Sinistra siano state così tante da meritarci i Grillini.
Temo di sì.
Luigi Totaro