Abbiamo letto con divertita attenzione la risposta data a Legambiente dai Sindaci di Porto Azzurro Maurizio Papi e di Capoliveri Walter Montagna, che autodefiniscono garbato e costruttivo il loro precedente intervento contro l’eradicazione dei cinghiali e per la conferma dell’Area vocata al cinghiale all’Isola d’Elba, mentre era, con tutta evidenza un intervento demolitorio e scorretto, si potrebbe dire istituzionalmente a gamba tesa, verso le prese di posizione dei tre Sindaci dell’Elba occidentale – così come del Parco Nazionale, di Coldiretti, di 7 associazioni ambientaliste, sociali e culturali elbane - che andavano in senso diametralmente contrario. Posizione per l’eradicazione alla quale si è aggiunto in seguito anche il Sindaco di Rio Corsini, lasciando Papi e Montagna in un imbarazzante auto-isolamento che traspare anche dall’ultimo vittimistico comunicato.
I Sindaci di Porto Azzurro e Capoliveri dicono di non voler introdurre la caccia nelle aree protette ma è esattamente quel che hanno fatto proponendo le braccate dentro il Parco Nazionale, riprendendo acriticamente un bolso cavallo di battaglia della lobby dell’estremismo venatorio, e quindi chiedendo di violare due leggi dello Stato, come attestano innumerevoli sentenze al riguardo.
Lo hanno fatto anche proponendo la pasturazione e abbeveramento dei cinghiali "per allontanamento", cosa vietata dal 2016 da una modifica della legge sulla caccia proprio perché queste pratiche fanno aumentare il numero dei cinghiali. Che ora Papi e Montagna scrivano che in realtà si prefiggevano di ottenere il contrario denota una preoccupante ignoranza della materia, magari acuita dai suggerimenti di cattivi consiglieri.
E’ anche sconcertante che Papi e Montagna scrivano che "Per giungere alla revoca della destinazione di area vocata al cinghiale che interessa circa il 50% del territorio elbano, occorre, infatti, che la Regione Toscana si pronunci su detta istanza, e ciò non è scontato". Una cosa è certa, se, come hanno fatto Papi e Montagna, si rompe il fronte dei sindaci e delle associazioni che chiedono la revoca dell’Area vocata per la Regione sarà più facile confermare l’Area vocata. Strano modo si dare un contributo "alla soluzione di un problema".
In chiusura del loro nuovo comunicato congiunto, i due Sindaci ricorrono a un vecchio trucco dialettico di chi è politicamente in difficoltà – quello di spostare l’attenzione - e scrivono: «Va anche ricordato che Legambiente, tanto solerte nel censurare presunte mancanze da parte di chi scrive, in tema di tutela ambientale, non ha assunto alcuna valida iniziativa di contrasto rispetto al progetto del dissalatore che la Regione Toscana si prefigge di realizzare nella piana di Mola - Comune di Capoliveri».
Se è di questo che si vuol discutere per uscire dall’angolo in cui si sono cacciati Papi e Montagna noi ci stiamo e ricordiamo che durante tutto l’iter di discussione pubblica sul dissalatore, mentre Legambiente partecipava agli incontri pubblici e chiedeva ad Asa grossi cambiamenti e tutele ambientali e per la biodiversità, il rumore e per i consumi energetici - ottenendoli in gran parte – rispetto al progetto originale, non abbiamo avuto mai l’occasione di vedere o sentire interventi contrari da parte del Sindaco di Porto Azzurro Papi e dell’allora Consigliere comunale di Capoliveri Montagna, nemmeno quando il progetto di dissalatore venne presentato da Asa in un’iniziativa pubblica nella sala consiliare del Comune di Capoliveri realizzata in collaborazione con lo stesso Comune e con l’Autorità Idrica Toscana.
Occasione nella quale Legambiente, pur apprezzando le modifiche apportate al progetto, fece notare che pur avendo rispettato l’iter formale, le iniziative messe in campo dalle istituzioni interessate non erano riuscite a coinvolgere in un vero percorso partecipativo la popolazione e in particolare gli abitanti dell’area intorno al futuro dissalatore.
Se poi vogliamo vedere gli atti ufficiali, è sorprendente che ad accusarci di essere favorevoli al dissalatore sia il Sindaco Papi, visto che nel documento della Conferenza dei servizi del 26 luglio 2017 che dà di fatto il via libera alla realizzazione del dissalatore di Lido di Capoliveri – una lettura molto interessante che consigliamo anche alla luce delle successive polemiche elettorali capoliveresi - le uniche richieste avanzate dal Comune di Porto Azzurro riguardano la valutazione di realizzazione di nuovi pozzi come alternativa al dissalatore, gli eventuali aumenti delle tariffe idriche e il ripristino delle strade comunali in seguito ai lavori. Il Comune di Capoliveri preferì non presentarsi alla Conferenza dei servizi, inviando note tecniche con osservazioni.
Quel che sappiamo è che sotto il via libera finale della Conferenza dei servizi al dissalatore non c’è la firma di Legambiente ma c’è la firma di chi ci accusa oggi di non aver "assunto alcuna valida iniziativa di contrasto".
Infatti, quel documento che "Prende atto che ai fini della Conferenza Paesaggistica si sono favorevolmente espressi sulla variante ex art. 34 della LR 65/2014 le competenti strutture della Regione Toscana e del Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo. Prende atto che la Conferenza esprime parere favorevole all’approvazione del progetto con le prescrizioni e osservazioni indicate nei pareri allegati", ci sono le firme di ben due rappresentanti del Comune di Porto Azzurro.
Visto che siamo in zona, ne approfittiamo per chiedere al Sindaco di Capoliveri Dottor Montagna se, a proposito di tutela ambientale, condivide quanto autorizzato e appoggiato strenuamente dal suo collega Dottor Papi per l’estensione della miniera del Buraccio, anche cambiando gli strumenti urbanistici, ignorando il diniego della valutazione di impatto ambientale da Parte del Parco Nazionale – valutazione richiesta dalla Regione e poi gettata nel cestino perché scomoda –. forzando sulle scadenze della precedente concessione ancora in atto e accettando ripristini praticamente inesistenti e risarcimenti risibili.
Chiediamo cioè al nuovo Sindaco di Capoliveri se è d’accordo sulla demolizione di una collina per realizzare una miniera di caolino a pochi passi dal confine del suo Comune e da Lido di Capoliveri. Oppure se è ancora del parere che si tratti di un intollerabile scempio ambientale e paesaggistico, come ebbe a scrivere nelle sue osservazioni l’Amministrazione comunale capoliverese di cui faceva parte e che vedeva come Sindaco Ruggero Barbetti.