Sinceramente avrei voluto restare fuori dalla delicata questione del cantiere alle Murelline, che tanta preoccupazione sta giustamente destando tra i cittadini di Rio, ma il comunicato del comune dello scorso anno, ripetuto con forza e convinzione nei giorni scorsi, mi impongono una puntualizzazione.
Nella vicenda intervengono chiaramente due livelli di responsabilità.
Il primo politico, il secondo tecnico.
La scelta politica di avere una qualche forma di espansione della parte bassa del paese risale, credo, al primo strumento urbanistico del comune, su richiesta di un privato residente.
Nella elaborazione del piano strutturale e regolamento urbanistico ,adottati dal comune nell'aprile del 2009, la previsione fu ridimensionata, leggermente spostata, e divenne una scheda norma, con indicazione precise su volumi, edifici e modalità di realizzazione.
Quella previsione, come altre cose di quello strumento urbanistico, passato in consiglio prima delle elezioni, potrebbero non essere apprezzabili da tutti, ma la maggioranza convenne che le aspettative dei paesani erano tante, e quindi riaprimmo la fase delle osservazioni e si portò a compimento il percorso per l'approvazione definitiva, con l'impegno di verificare e cercare di risolvere i problemi via via che si fossero presentati.
Per esempio fu bloccata la realizzazione di 23 appartamenti tra il cimitero e la valle dei mulini, già approvati in linea tecnica a cui mancava solo il rilascio della concessione. Così come lo stralcio della previsione nella zona sopra il paese, iniziata alla fine della legislatura, quando ci rendemmo conto che sopra l'abitato di Rio erano presenti delle possibilità di nuovi volumi che avrebbero alterato l'aspetto del centro storico.
Per non parlare poi di Cerboli, dove sono intervenuta personalmente e con forza per bloccare l'intervento di restauro e trasformazione degli immobili presenti sull'isola.
Questo dimostra che la politica ha la possibilità, se vuole, di intervenire anche quando l'iter burocratico è già iniziato.
Venendo al progetto dal punto di vista tecnico, mi sembra di ricordare che la scheda norma, oltre a prevedere solo tre abitazioni (limite che molte volte ci fu chiesto di superare accettando un frazionamento in 6 appartamenti), colloca gli edifici al livello del piano stradale comunale e non a quello provinciale sottostante, e che inoltre prevedesse un limite allo sbalzo contenuto sotto il piano stradale.
In ogni caso la politica, una volta terminato l'iter in commissione, ha avuto nuovamente la possibilità di incidere perché si prevedeva l'obbligo di una convenzione con il comune prima del rilascio della concessione, convenzione che è stata siglata in questa legislatura.
Perciò credo molto semplicemente che ciascuno debba assumersi le sue responsabilità, che non sempre possono essere scaricate sulle spalle altrui.