Negli scorsi giorni qualcuno (non si capisce bene con che fine) ha pensato di riusumare la salma di una ormai antica polemica sulle presunte catastrofiche "morie" di diverse specie, da veleno usato per la eradicazione dei ratti da Montecristo compiuta (con successo) ormai da più di 10 anni.
Pubblicato da un altro giornale locale l'allarmante articolo è rimbalzato sui social, e, pure alcuni nostri lettori (crediamo in perfetta buona fede) ci hanno sollecitato di riprenderlo, cosa che abbiamo accuratamente evitato, avendo all'epoca seguito passo passo sia l'operazione di eliminazione dei nocivi, che il pascolare della "bufala" sull'ecatombe di Montecristo che ne nacque.
A beneficio dei nostri lettori pubblichiamo comunque un'esaustiva nota sull'argomento licenziata dall'attuale Presidente del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano.
Premetto che intervengo volentieri sul progetto life Montecristo 2010, essenzialmente per due motivi: il primo è che ritengo che sia stato un ottimo progetto di conservazione (e come vedremo sono tutt’altro che il solo a pensarla così) ed il secondo che, essendo stato programmato, progettato, finanziato e realizzato prima che io divenissi presidente del parco nazionale Arcipelago Toscano, non corro il rischio di “autolodarmi”, ma posso dare il giusto merito, dal mio punto di vista, a chi lo ha.
In particolare quando il progetto è stato approvato il presidente del parco era Mario Tozzi, la direttrice Franca Zanichelli, il responsabile della Riserva naturale di Montecristo gestita dal Corpo Forestale dello stato il Dr Stefano Vagniluca, oggi colonnello dei carabinieri e per l’ISPRA il Dr. Nicola Baccetti. A tutti loro va il mio sincero ringraziamento.
In via preliminare vorrei dire che non c’è nessun segreto su quello che è stato il progetto life Montecristo 2010, al contrario, la dettagliata descrizione degli interventi fatti e dei risultati ottenuti è stata più volte utilizzata dal parco in incontri pubblici, convegni, verifiche internazionali. Il rapporto finale di 86 pagine è stato inviato all’Unione Europea la cui valutazione è stata determinante per l’erogazione del finanziamento.
Sempre come premessa, trovo grottesco, comunque si possa pensare sul progetto life Montecristo 2010, assimilarlo alla tragedia della Costa Concordia. Sarà che è una vicenda che ho vissuto direttamente in quanto responsabile del recupero e dello smaltimento dei rifiuti presenti sul relitto e recuperati in mare, ma quel periodo non lo scorderò per tutta la vita e credo che i Gigliesi se lo scorderanno meno di me. Lasciamo stare un simile paragone, davvero di pessimo gusto, ci sono stati 32 morti.
E veniamo a dare alcune informazioni.
Il progetto non è stato affatto “realizzato dal parco nazionale Arcipelago Toscano” : Il capofila coordinatore beneficiario è stato il Corpo Forestale dello Stato. Il parco nazionale Arcipelago toscano e l’ISPRA sono stati partner associati. Inoltre, oltre che dall’Unione Europea il progetto è stato cofinanziato dalla regione Toscana e dalla provincia di Livorno.
La Riserva naturale dell’isola di Montecristo ha un prestigioso riconoscimento: il diploma del Consiglio d’Europa ottenuto dal Corpo forestale dello stato nel 1988. Solo 73 aree protette europee e 8 italiane hanno questo prestigioso riconoscimento, che viene conferito a chi si distingue per l’eccellenza della conservazione della biodiversità. Quando viene conferito il diploma, il consiglio d’Europa dà alcune prescrizioni ed il gestore assume degli impegni. Il diploma dura inizialmente 5 anni al termine dei quali il consiglio d’Europa invia degli esperti che verificano l’attuazione degli impegni e delle prescrizioni. E cosi l’isola di Montecristo ha avuto il rinnovo nel 1993, 1998, 2003 e 2008 e nelle ultime tre occasioni il parco (istituito nel 1996) ha affiancato il corpo forestale dello stato. Dopo 4 rinnovi il consiglio d’Europa, verificata l’affidabilità nella gestione degli impegni da parte del CFS e del parco ha deciso di allungare il periodo di verifica a 10 anni, ed infatti l’ultima c’è stata nel 2018. Le altre non le ho vissute, ma quest’ultima si e ricordo che il verificatore non si era nemmeno seduto per la riunione iniziale e, per prima cosa, ci domandò se erano stati rispettati gli impegni presi per il controllo delle specie aliene ed in particolare sull’eradicazione del ratto. Senza alcun merito personale, come spiegato, ho potuto rispondere che il risultato era stato raggiunto e i tecnici presenti spiegarono con dovizia di particolari come. Il risultato è che il diploma è stato rinnovato fino al 2028.
Nel corso di quest’anno il parco ha ottenuto un altro prestigioso riconoscimento: la certificazione green list dell’IUCN, la più grande organizzazione mondiale per la conservazione della natura: 5000 membri, 180 stati, osservatore presso l’ONU. Per conferire questa certificazione l’IUCN valuta 50 parametri diversi e la selezione è severissima: su oltre 250.000 aree protette nel mondo solo 59 si possono fregiare di questo riconoscimento e una di queste è il Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Oltre ai 50 parametri il protocollo prevede che il parco che si candida debba anche scegliere e presentare l’azione svolta che ritiene più significativa per la conservazione della biodiversità. E indovinate un po’ quale abbiamo scelto? Proprio l’eradicazione del ratto a Montecristo, illustrando nel dettaglio il progetto, la metodologia, l’intervento ed i risultati. Per noi è stato un po’ come giocare un jolly ed infatti abbiamo ottenuto il prestigioso riconoscimento.
Ultima cosa sugli effetti collaterali di un intervento di eradicazione. Che utilizzando una sostanza tossica per il ratto non muoiano solo i ratti, ma anche individui di altre specie è una cosa prevista e che viene valutata in fase progettuale.
Nel gigantesco progetto di eradicazione di tre specie Coniglio selvatico (del quale ad inizio progetto erano stimati circa 160.000 individui), ratto e topo domestico, effettuato nell’Isola di Macquarie (Australia), fatto con gli stessi metodi utilizzati all’isola di Montecristo, i ricercatori hanno accertato che sono morti 2424 individui di 6 diverse specie di uccelli. Il progetto è stato promosso dal WWF Australia e si prevede che, ora che l’isola è stata liberata dalle tre specie aliene, l’aumento del successo riproduttivo delle 6 specie in questione, consentirà in pochi anni il recupero delle perdite.
Se vogliamo è quello che è successo alla Berta minore a Montecristo dopo l’eradicazione del ratto, infatti il successo riproduttivo è passato da meno del 5% a più del 90%. Il che in parole povere vuol dire che, con il ratto presente, che si mangiava uova e nidiacei, meno di 5 piccoli su 100 nidi si involavano, levato il ratto oltre 90 … Questo significa ad oggi centinaia di berte vive in più grazie al progetto life.
Naturalmente ho ritenuto opportuno dare delle informazioni, dal punto di vista di chi ha potuto trarre vantaggio nella sua gestione del pregevole lavoro fatto da chi lo ha preceduto.
Se i realizzatori del progetto ne vorranno fornire altre, potranno certamente entrare nel merito meglio di quanto non ho fatto io chiarendo anche le loro posizioni personali.
Giampiero Sammuri, Presidente PNAT