Ad aprile scorso apprendiamo che il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano (PNAT) è stato ufficialmente inserito nella “Green List” della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) entrando di fatto nel gotha delle aree protette mondiali.
Proprio in ragione di questo riconoscimento internazionale, da cittadino elbano non posso esimermi da alcune considerazioni in merito al pensiero del PNAT sul Dissalatore di Mola. Con ferrea determinazione di ASA ed AIT viene data per possibile la realizzazione nella piana di Mola di un dissalatore ad osmosi inversa (R O), cioè di un vero e proprio impianto industriale del costo iniziale di sola costruzione di non meno di 15 milioni di euro (per difetto) di danaro pubblico che indurrà oggettivamente indiscussi effetti negativi sul piano ambientale, marino e terrestre.
La Valutazione di Incidenza costituisce lo strumento per garantire il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l’uso sostenibile del territorio, ma nel caso del Dissalatore di Mola è stato deciso a livello regionale di esimerlo dalla Valutazione di Incidenza mentre la si applica sempre sia agli interventi che ricadono all’interno delle aree Natura 2000 sia a quelli che, pur sviluppandosi all’esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito.
La Valutazione di Incidenza insomma si qualifica come strumento di salvaguardia che si cala nel particolare contesto di ciascun sito; è una procedura obbligatoria che viene eseguita quando un piano, un progetto come ad esempio il Dissalatore in oggetto, può avere effetti, diretti o indiretti, comunque collaterali sugli obiettivi di conservazione della rete Natura 2000 e dell’habitat locale e limitrofo condizionando gravemente l’equilibrio ambientale.
Quanto testè accennato si verificherebbe a nostro avviso nel caso venisse realizzato il predetto Dissalatore. Mola è definita zona umida ed in quanto tale esprime inconfutabilmente il punto d’incontro e della convivenza fra l’uomo e la natura per cui diviene di conseguenza del tutto incompatibile con l’installazione né su di essa, ma anche nel territorio limitrofo e contiguo al PNAT, di un grande impianto industriale tale da sovvertire ed annullare di fatto il relativo habitat terrestre e marino.
Le caratteristiche chimico-fisiche sia delle acque di falda per uso potabile dell’intero territorio che quelle dell’acqua di mare che influenzano la vita degli organismi che vi abitano (il PH, la densità, la temperatura, la pressione, la trasmissione del suono, il colore, la conducibilità elettrica, la trasparenza, la salinità) verrebbero del tutto alterate.
Gli impatti ambientali negativi vanno dallo scarico in mare di elevati concentrati salini e di agenti chimici, all’inquinamento atmosferico complessivo, oltre che all’alterazione irreversibile dei fondamentali parametri idraulici ed idrogeologici nonché urbanistici caratterizzanti l’intera area di Mola ivi compresa quella del Parco oltre che quella ad esso contigua.
Il grave inquinamento atmosferico una volta innescato dal Dissalatore non insisterà per essere aereo solo sulle aree fuori dal Parco ma non potrà che avere anche ripercussioni negative sulla flora e sulla fauna dello stesso Parco.
La costa N.O.-S.E. da Capo Stella a Norsi-Felciaio-Lido ha sinora rappresentato un unicum paesaggistico ed ambientale che dal Dissalatore verrà snaturato sia nell’ambito marino che terrestre.
Del PNAT ad oggi gli Elbani non conoscono il pensiero sul Dissalatore con tutti i gravi effetti socio-economico-ambientali che esso, se realizzato, comporterebbe. Conoscere il pensiero del Parco sul dissalatore darebbe a nostro avviso un segno tangibile di trasparenza vero l’intera comunità elbana.
Luciano Campitelli