In politica mai dire mai. In un’estate dal caldo africano, dopo due anni di pandemia, a pochi mesi dalla scadenza naturale della legislatura, l’improbabile diventa realtà, il 25 settembre prossimo andiamo al voto anticipato.
Il generale Agosto non ha portato a miti consigli le destre italiane che con il M5S hanno determinato la crisi politica che ha causato la caduta del governo.
Mario Draghi ha rimesso il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica dopo una breve dichiarazione alla Camera dei deputati nella mattinata di giovedì 21 luglio scorso: “Chiedo di sospendere la seduta perché sto recandomi dal Presidente della Repubblica per comunicargli le mie determinazioni”.
Per la prima volta nella storia della Repubblica italiana le elezioni si terranno in estate, non vi sono precedenti.
L’ironia è che una parte dell’élite politica italiana pare arroccata nelle proprie stanze di potere senza tenere nella giusta considerazione i “boatos” del Paese come ad esempio i 2mila sindaci che avevano firmato la petizione a favore del governo Draghi e chiedevano di portare a termine la legislatura, quella dei cittadini, del tessuto industriale, dell’Europa e degli alleati stessi.
Il cittadino chiede alla politica il lavoro, una politica economica che contrasti la feroce inflazione, cercare di calmierare i prezzi fuori controllo di benzina, luce e gas, ma non sentiva certamente il bisogno di elezioni politiche anticipate in estate.
Sarebbe stato opportuno completare le riforme che l’Europa ci chiede per ottenere i 220 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Al ritorno dalle vacanze dovremmo confrontarci con l’inflazione, una forza corrosiva che può demoralizzare ogni elettore. L’inflazione è ai massimi livelli da 40 anni sul solco della domanda in aumento e dalle catene di approvvigionamento compromesse dal Covid e aggravata da un aumento dei prezzi del petrolio. L’aumento dei tassi di interesse nel tentativo di domare l’inflazione, anche se alcuni esperti ritengono la nuova strategia aggressiva della BCE di Christine Lagarde sia arrivata troppo tardi e rischi di fare precipitare le economie europee in una recessione.
Chiunque sostenga che l’economia non è così male come sembra per gli elettori è nei guai. La crisi economica e l’inflazione sono in crescita in Italia come in tutto il mondo. Forse sarebbe stato opportuno affrontare i pochi mesi che ci separavano dalla fine naturale della legislatura con un governo non dimissionario, ma con i pieni poteri per completare il programma del Pnrr e portare a casa i soldi di Bruxelles. Chi ha deciso la crisi politica con le elezioni anticipate in piena estate e in momenti difficili con il Covid-19, la guerra in Ucraina, l’inflazione, la siccità, il territorio che brucia, il cambiamento climatico, i rigassificatori, le cavallette se ne assumerà ogni possibile conseguenza.
Enzo Sossi