Il leader russo in forte difficoltà in Ucraina, in un discorso tenuto qualche giorno fa ha dato ogni responsabilità della guerra alla NATO, all’Occidente e ha negato di avere preso in considerazione l’utilizzo di armi nucleari. Ha utilizzato dei toni forti ideologici di una delle sue teorie preferite secondo cui l’Occidente si trova in piena decadenza morale e pericolosa secolarizzazione. Sostiene che ci sono due Occidenti, forse anche di più ma almeno due. L’Occidente con i valori tradizionali, principalmente cristiani, di libertà, patriottismo e ricca cultura e ora anche i valori dell’islam, poiché una parte significativa della popolazione di molti paesi occidentali professa la fede islamica, con cui Putin ritiene sia possibile dialogare. Mentre l’altro Occidente quello progressista che il leader russo definisce – cosmopolita, multiculturale, femminista, aggressivo, neocoloniale – strumento dell’élite neoliberista, con cui ritiene sia impossibile dialogare. Non è la prima volta sentire un tale disprezzo da parte di Putin per i valori occidentali. Pensa che le democrazie siano in declino e che l’ideale liberale sia obsoleto.
La retorica utilizzata da Putin ricorda notevolmente quella polemica che si può sentire ogni sera negli Stati Uniti sulle televisioni di una destra neocon che ritiene responsabile l’élite liberale per avere guidato il Paese in guerre all’estero, per avere presieduto alla secolarizzazione degli Stati Uniti, per avere spinto i valori – sbagliati – (matrimonio dello stesso sesso, aborto, liberalizzazione delle droghe, etc…) e descrivono i liberali cosmopoliti come in qualche modo meno americani dei cittadini timorati di Dio che votano repubblicano, possiedono armi e sono per lo più bianchi.
Le argomentazioni di Putin sono parallele anche a quelle del primo ministro ungherese Viktor Orban che ha sfidato i conservatori a unirsi per combattere una guerra culturale per salvare la loro civiltà. Putin e Orban cercano di incitare quel nazionalismo populista e cristiano che è radicato in profondità nella base politica ed elettorale dell’ex presidente Donald Trump. Forse non è un caso che Putin abbia tenuto il suo discorso a pochi giorni delle elezioni di medio termine di novembre in cui i repubblicani modellati su Trump sono favoriti.
Tuttavia, pare chiaro che quella potenziale maggioranza sarà scettica sulla politica del presidente Joe Biden di inviare miliardi di dollari in armi e munizioni in Ucraina mentre Putin è alla finestra a sperare in un cambio di rotta della politica estera statunitense verso Zelensky. L’orso russo aspetta il gelo dell’inverno.
Enzo Sossi