L’Isola d’Elba è in gran parte rifornita di acqua (3 - 3,80 milioni di m3 su 6 - 6,65 Mm3 totali, secondo i dati ufficiali) dall’Acquedotto Elbano, una condotta sottomarina che da Piombino al Cavo, nel Comune di Rio Marina, porta sull’Isola l’acqua della Val di Cornia. Un’opera realizzata ormai più di 26 anni fa (terminata nel 1988), vitale per l’Elba, almeno in attesa si realizzino le opere e le iniziative di risparmio della risorsa per rendere l’Isola più autonoma dal punto di vista idrico, ma che non risulta essere stata mai manutenuta lungo tutto il suo tracciato. Da quel che sappiamo, l’unica ispezione visiva completa realizzata sulla condotta sarebbe risalente al novembre 2007, mentre già un controllo eseguito nel marzo 1999 dall’allora Comunità Montana dell’Elba e Capraia, sui primi Km da Piombino fino all’altezza dell’Isola di Palmaiola, riscontrò diversi problemi e fragilità nell’infrastruttura sottomarina.
Eppure quella ispezione del 2007, secondo le informazioni in nostro possesso, avrebbe già allora evidenziato forti criticità, con la necessità di interventi di manutenzione e rispristino che dopo quasi 7 anni non sono stati realizzati.
In moltissimi punti dell’Acquedotto Elbano Piombino-Elba risulta danneggiato, bucato o crepato lo strato protettivo di “gunite”, cioè lo strato di cemento appesantito che ha sia il compito di salvaguardare la condotta dagli agenti esterni che quella di garantire l’affondamento e la stabilità della tubazione.
Danneggiati anche gli strati di protezione cementizia degli anodi, i dispersori che riducono l’ossidazione del metallo della condotta da parte dalla corrente galvanica, che sembrano ormai assenti in diversi punti. Quindi non si sa probabilmente quale sia ormai lo spessore della condotta stessa, anche se fino ad oggi non ci sono state perdite di acqua potabile lungo l’acquedotto sottomarino.
La cosa è ancora più preoccupante perché la lunga tubazione in alcuni punti ha avuto cedimenti in costa, “slittando” verso il fondale sottostante e quindi costituendo altre aree di sollecitazione e stress della condotta e del metallo. Anche la presenza di diverse campate, soprattutto più vicino alla costa e sulle praterie di posidonia, e la carenza di appoggi, con l’inefficacia e il crollo di alcuni dei cumuli di sacchi di cemento posti sotto la condotta per sostenerla, acuiscono l’instabilità dell’opera e la possibilità che si deformi, danneggiando una tubazione già indebolita dall’età, per il depauperamento degli anodi-dispersori e per il degrado della protezione di “gunite”.
Inoltre, praticamente quasi lungo tutto il suo percorso, l’Acquedotto Elbano sottomarino subisce le sollecitazioni dell’intenso traffico di navi passeggeri e commerciali che solcano il Canale di Piombino, compreso il traghetto veloce di recente istituzione che crea veloci onde anomale che sembrano avere un impatto più violento sulle strutture e l’ambiente subacqueo in vicinanza della costa.
A questo si dovrebbe aggiungere che non ci sono notizie della “piegatura” della condotta, avvenuta probabilmente durante le operazioni di posa, e successivamente ricoperta di grandi “materassi” protettivi.
E’ chiaro che, a quasi trent’anni dalla realizzazione dell’opera ed a 7 dall’ultima ispezione visiva della condotta sottomarina, occorre un nuovo ed esaustivo controllo dell’intera tubazione che comprenda anche la stabilità meccanica della condotta e le riduzioni di spessore del metallo dovute al degrado della “gunite” e della mancanza di anodi-dispersori.
Legambiente Arcipelago Toscano si rivolge all’Aato Costa della Toscana, ai Comuni dell’Elba e all’Asa, alla Regione, ma soprattutto alla Task Force #italiasicura, la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, recentemente istituita dal governo e coordinata da Erasmo D’Angelis, perché l’Acquedotto Elbano rientri tra le opere prioritarie tra le infrastrutture idriche.
C’è l’occasione per far uscire questa condotta, diventata vitale per l’Elba e per la sua economia turistica, dall’oblio sottomarino ultra-ventennale ed avviare quella necessaria opera di ripristino, messa in sicurezza e sostituzione che non può essere ulteriormente ritardata, bisogna coglierla cominciando da subito a capire quale sia la reale situazione dell’Acquedotto Elbano sottomarino, per poi cominciare subito a pensare a rendere l’Isola indipendente dal punto di vista idrico in maniera sostenibile.