Siamo tutti d’accordo con Fratini sull’ovvia necessità di “dare corpo ad un progetto complessivo di risanamento e di recupero di tutto il patrimonio immobiliare esistente per destinarlo, oltre che ad attività scientifiche, culturali, agricole, sportive e a visite giornaliere anche ad un turismo stanziale dotando l’isola di adeguate strutture ricettive e di una efficiente rete di servizi complementari”. Questa necessità probabilmente prima ancora che Pianosa ne avrebbe bisogno l’Elba e se non ci riusciamo all’Elba figuriamoci a Pianosa. Ma questa è un'altra storia.
Vorrei sottolineare invece l’impegno e le sinergie che finalmente sono sbocciate tra questo Ente, il Comune di Campo nell’Elba e il Carcere, oltre alla stretta collaborazione con la Soprintendenza Archeologica. Dopo anni di assenza di dialogo e di incomprensioni, grazie ad un accordo operativo siglato l’anno scorso e che sarà rinnovato a breve, l’isola sta vivendo di nuovo, con attività di recupero agricolo, di manutenzione del territorio e di promozione culturale e scientifica. L’attenzione su Pianosa è massima e l’attività di recupero sociale dei detenuti, combinata alla tutela dell’ambiente e al recupero agricolo è una formula che sta funzionando e che vuole scoraggiare ogni tentativo di riapertura di un carcere duro che richiuderebbe l’isola di nuovo. Direi che su Pianosa stiamo facendo passi avanti, malgrado la totale assenza di finanziamenti adeguati, la mancanza totale infrastrutture indispensabili e con tutte le difficoltà e le rigidità di un isola sotto tutela ambientale ed archeologica.
Il Parco, in 20 anni, ha finalmente riaperto la fruizione naturalistica dopo la chiusura del regime carcerario, promuovendone la visita con guide esperte, organizzando eventi, escursioni, iniziative di volontariato. Il degrado in effetti, attiene alla parte immobiliare e come tutti sanno gli immobili abbandonati sono in mano a vario titolo a istituzioni diverse con rapporti complicati a partire dalla chiusura del carcere in poi. Il Parco, è noto, non ha nessuna competenza sul degrado urbano e, d’altra parte, si deve ammettere che è troppo recente, (fine settembre 2014), il federalismo demaniale perche se ne possano vedere già gli effetti.
L’unico immobile in concessione demaniale al Parco, conosciuto come “Villa Literno”, è stato sistemato e arredato poi inaugurato e aperto a giugno 2013 come Casa del Parco di Pianosa, arricchito con mostre e incontri, fatto rivivere come punto informativo e foresteria per i ricercatori. Da luglio 2013 inoltre, e per la prima volta da quando si conosce lo sport subacqueo, il Parco ha aperto in via sperimentale la possibilità di fare immersioni a Pianosa. Prima per il regime carcerario, poi per la tutela del Parco stesso nel miglio intorno all’Isola, questo non era mai stato possibile. L’apertura alla subacquea per i diving su 4 boe e in maniera contingentata e regolamentata, ha fatto scoprire la eccezionale ricchezza di biodiversità sottomarina dell’isola e dato nuovo ossigeno ad un settore economico.
E’ stata accordata la realizzazione di una piccola struttura ricettiva gestita da una cooperativa sociale. Pianosa insomma è già orientata ad essere un modello di sviluppo sostenibile su cui lavorano insieme Parco e istituzioni, ambientalisti, naturalisti e forze dell’ordine per il controllo e la tutela dell’ambiente da una parte e guide ambientali escursionistiche, scuola, agenzie di viaggio, diving, produzioni cinefotografiche, ecc..dall’altra. Gli uni sono legati agli altri: il vincolo accettato e motivato diventa opportunità di sviluppo. Certo si può fare sempre meglio e l'impegno in questo sarà sempre alto. Purtroppo sul degrado immobiliare il Parco può solo fare il tifo…
Se posso concludere con una battuta, a Pianosa i gerani li abbiamo messi e sono ben tenuti. "
Giampiero Sammuri
Nelle foto i gerani della casa del Parco di Pianosa