E così le ruspe hanno seppellito definitivamente una delle più affascinanti attrazioni del versante nord-orientale dell'Isola d'Elba: il primo del Laghetti Rossi è stato cancellato da quella che è a tutti gli effetti una discarica di terra sdoganata come "bonifica".
Per adesso è sparito solo il primo Laghetto, poco più di una vasta pozzanghera che si formava con le piogge autunnali e lasciava, in primavera, un cratere multicolore incorniciato dalla montagne brune, grigie, verdi delle scorie di lavorazione, sul primo piazzale raggiungibile dalla strada che porta al Calendozio.
Di quel laghetto rosso ormai ne rimane inutilmente il ricordo sulle innumerevoli foto sui social network, su tutti i siti di promozione turistica e sui mille manifesti, che adesso dovranno anche spiegare alle centinaia di turisti che lo cercheranno che si trattava di un pericolosissimo, infido sito dal quale si spandevano veleni mortali; e che per questa stessa ragione un successivo stralcio del progetto di bonifica prevede la cancellazione di un altro stupendo Laghetto nelle vicinanza, incastonato nella sua valle profonda e silenziosa.
Ma dovranno spiegarlo molto bene. Dovranno spiegarci da dove si evince la specifica pericolosità proprio dei due laghetti, in un intero versante le cui viscere piene di minerali e metalli pesanti sono state messe allo scoperto da secoli. Perché se così fosse un intero versante sarebbe da ricoprire, e non solo le due bellissime e sfortunate pozze.
Dovrebbero spiegare perché, se era così pericoloso, per tutti questi decenni non era stato messo neanche un cartello di avviso - forse perché era ovvio che a nessuno, neanche agli animali, sarebbe mai venuto in mente di berne le acqua? forse perché in tanto tempo non si è registrato un solo caso di intossicazione? Forse perché le analisi Arpat hanno rilevato un inquinamento abbastanza modesto, tanto da dare al progetto di "bonifica" un parere molto tiepido e “problematico”?
Dovranno spiegare con quale criterio si è stabilito di bonificare proprio il famoso laghetto effimero e non, per esempio, la fetente discarica abusiva li accanto che nasconde ogni tipo di rifiuti.
Ma forse pretendiamo troppo. Forse è meglio non discutere di criteri con chi cancella gioielli della natura e della storia elbana invece di vederli come risorse per uno sviluppo turistico intelligente, e più in generale come doni del nostro passato al nostro futuro.
COM'ERA
COM'E'