Ho letto con molta attenzione la nota inviata da Legambiente, relativa alla gara di enduro prevista all’isola d’Elba per il 25 di Marzo. Conoscendo personalmente la competenza dei due firmatari nel campo della normativa ambientale, inizialmente ho avuto il dubbio che potessimo aver sbagliato qualcosa nella gestione dell’iter autorizzativo della manifestazione. Peraltro, avendo analoga fiducia nelle competenze degli uffici del parco e del locale CTA, ho riletto con più attenzione la nota ed ho capito cosa aveva portato fuoristrada (è proprio il caso di dirlo) anche due esperti come Nicoletti e Mazzantini.
Infatti, le considerazioni nella nota, peraltro corrette e condivisibili, riguardano in buona parte normative o lettere (come quella del Capo del Corpo Forestale dello stato) che attengono alla circolazione e/o alle gare di moto fuoristrada. È evidente che i firmatari non si sono informati presso gli uffici del parco ed hanno pensato che avessimo autorizzato attività motoristica fuoristrada. In realtà questo non è avvenuto perché il discrimine è stato proprio quello di autorizzare la gara, all’interno del parco, solo su strade e non fuori. Infatti, alcuni tratti proposti dagli organizzatori, a seguito di controlli cartografici e di sopralluoghi puntuali condotti dal CTA e dai nostri uffici, non sono stati autorizzati in quanto non ricadenti su strade. E utile ricordare, non certo per i firmatari che lo sanno benissimo, ma per i meno addetti ai lavori, che la circolazione sulle strade, ai sensi del codice della strada è consentita, salvo specifiche limitazioni segnalate sul posto, a qualunque veicolo a motore. Detto questo, quando una strada, perde le caratteristiche che visivamente la fanno individuare come tale e, oltretutto, è all’interno di un parco e di aree natura 2000 è forse utile limitare ed in alcuni casi vietare totalmente il traffico veicolare. La domanda susseguente è, posto che le limitazioni le può porre il titolare della strada (Stato, Provincia o Comune a seconda dei casi) lo può fare anche un parco? La risposta è si, certo che lo può fare. Infatti nel parco della Maremma, che, come è noto ho presieduto per 12 anni, ci sono strade asfaltate larghe 4 metri che sono totalmente chiuse al traffico veicolare con esclusione dei mezzi di servizio e di soccorso, non parliamo di quelle sterrate. Addirittura una strada provinciale è stata chiusa da una sbarra, con conseguente regolamentazione molto severa, prima di essere trasferita al parco stesso. Come si fa questa regolamentazione? Con gli strumenti che ha un parco: il piano e il regolamento. Il parco nazionale dell’Arcipelago il regolamento non lo ha e nel piano nelle zone B all’articolo 18.2 comma l vieta “il transito dei mezzi motorizzati sui sentieri, fuori dalle strade statali, provinciali, comunali,vicinali gravate dai servizi di pubblico passaggio, e private”. È chiaro cosa vuol dire (anche a persone meno esperte dei due firmatari) il parco ha consentito il transito dei mezzi motorizzati sulle strade e fuori no.
Altro punto interessante è quello relativo alla eventuale necessità di valutazione d’incidenza per una gara. Il richiamato D.P.R. 357/97 prevede all’art.5 che:
"I proponenti di piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e
faunistico-venatori e le loro varianti, predispongono..uno studio per individuare e valutare gli effetti che il piano puo' avere sul sito, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo"
Si è molto dibattuto, con autorevoli posizioni diverse, sul fatto che un piano del parco debba essere sottoposto anch’esso a studio d’incidenza. I sostenitori della non necessità partono dal presupposto che il piano di un parco ha proprio la finalità della conservazione e quindi sarebbe un controsenso valutare se incede negativamente. Mi sembra una posizione con buone motivazioni, ma inutile nel caso dell’arcipelago toscano, che invece lo studio d’incidenza sul piano lo ha fatto. Io l’ho letto con attenzione e non ho trovato nessun riferimento di cautela per la circolazione sulle strade ed è ovvio che sia così, altrimenti non sarebbe stato possibile approvare il piano con l’articolo 18.2 comma l.
Tutto questo è per spiegare qual è l’attuale situazione normativa all’interno del parco e per sottolineare che il Parco e il CTA –CFS non hanno fatto altro che prendere atto di quando disposto dal Piano del Parco approvato e della normativa vigente. Se poi mi si domanda se, a mio giudizio, è giusto che non ci sia nessuna limitazione alla circolazione sulle strade all’interno del parco, anche su quelle che, pur classificate tali di strada hanno ben poco, la mia risposta è semplice: no, per me non è giusto. Penso quindi che in sede di approvazione di regolamento questo aspetto vada approfondito e recuperato, magari anche declassando, di concerto con i comuni, alcune strade a sentieri. Il mio impegno sarà proprio in questo senso.
Giampiero Sammuri - Presidente del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscana