Durante le recenti festività di fine anno, durante un'escursione nel cuore del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, dall'alto dei contrafforti granitici che dominano il mare tra la Zanca e Sant'Andrea, osservo in acqua una macchia bianca dapprima poco definita e poi più delineata ed emergente dai flutti. Sarà un gabbiano? Ne dubito. Impugno la macchina fotografica per documentare l'animale seppur lontano e spingendo al massimo lo zoom scatto alcune foto che mi confermano la presenza di una sula (Morus bassanus) appena emersa dopo un tuffo per afferrare qualche pesce.
Non è la prima volta che fotografo questa specie che avevo dapprima osservato solo sull'Atlantico ma che poi ho ritratto negli ultimi anni anche all'Elba, senza mai riuscire però a eguagliare gli scatti realizzati dal collega Umberto Segnini che nel dicembre 2023 aveva documentato con ottime immagini i tuffi delle sule lungo la costa occidentale isolana.
Così scatto ancora, ottenendo le immagini allegate, più per documentare l'avvistamento che per il loro valore iconografico, pensando a come i nuovi strumenti fotografici abbiano migliorato enormemente la possibilità di ricerca e documentazione naturalistica: immagini digitali, teleobiettivi potentissimi, fototrappole permettono adesso di ritrarre gli animali con i loro comportamenti e abitudini alimentari, vivi e indisturbati nel loro ambiente. Il web inoltre, grazie alla fotografia digitale ormai effettuata da tutti e con successo con gli apparati dei moderni cellulari, ha creato comunità dove si conoscono, studiano e condividono le informazioni sulla Natura e la Biodiversità.
Avevo già scritto e pubblicato qualcosa a proposito di questa specie sui notiziari online, articolo poi riproposto anche nei miei “Nuovi Appunti Elbani”, ricordando la figura di Giacomo Damiani, illustre naturalista elbano, che nel 1912 pubblicava le sue note sugli avvistamenti di Sula Bassana – come una volta era denominata scientificamente la sula:
«La mattina del 10 corrente dicembre, il mio ottimo discepolo ed amico signor G. Gasperini, guardiamarina in licenza, bordeggiava nell’ampia insenatura del “Cavo” […] quando ad un tratto la sua attenzione fu attratta da un grande uccello natante che, anche per grido potente, appariva assai differente dai comuni gabbiani e cormorani. Avendo a bordo il fucile, si diè ad inseguirlo e, dopo un breve inseguimento riuscì ad abbatterlo con alcuni colpi ben aggiustati».
In breve, la povera Sula così avvistata fu presto abbattuta: il Damiani, sulla base di questa cattura realizzò un interessante articolo sulla «Rivista Italiana di Ornitologia» (anno II, n. 2, ottobre-dicembre 1912), poi trascritto poco dopo nel libretto realizzato dallo stesso autore “La Sula bassana linn. (ex Gesn.) all’Isola d’Elba e la sua distribuzione in Italia”.
Il sacrificio del grande volatile permise inoltre al naturalista un’osservazione più attenta – si sarebbe trattato di un individuo del 4° anno – e un’analisi del contenuto delle viscere «… nello stomaco rinvenni scarsi residui ossei di piccoli pesci misti a frammenti di alghe…», ma soprattutto lo stimolò nella ricerca sulla letteratura ornitologica di allora, permettendogli di realizzare la pubblicazione con dovizia di particolari sugli avvistamenti effettuati in Italia. L’animale imbalsamato andò poi ad arricchire la collezione ornitologica di Pilade del Buono, al tempo allestita nella galleria Demidoff.
Come ricordato, e come è quindi evidente, gli strumenti di documentazione sono decisamente migliorati e non è più necessario l'abbattimento degli animali per conoscerli e studiarli.
Gli ornitologi ci dicono che questa e altre specie sono sempre state presenti e non avrebbero cambiato le loro abitudini, ma ben pochi erano a osservarle e documentarle, mentre oggi la gente è diventata più informata, attenta e interessata anche grazie alla fotografia e alla divulgazione naturalistica.
Antonello Marchese
Guida ambientale e turistica. Guida ufficiale del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Fotografo di Natura. Promotore dell’azione Elba Foto Natura, nell’ambito dei progetti della Carta Europea per il Turismo Sostenibile per il Parco Nazionale Arcipelago Toscano
La Sula, la tuffatrice vagabonda del mare dal futuro incerto
La Sula (Morus bassanus) è un grosso uccello marino le cui dimensioni superano visibilmente quelle di un gabbiano reale. A differenza dei gabbiani pesca tuffandosi in volo direttamente sul pesce raggiungendolo a una certa profondità. Prima di impattare con l’acqua allunga le ali aperte dietro la schiena, trasformandosi in un “fuso” assolutamente idrodinamico. Cattura pesci pelagici e cefalopodi di piccole e medie dimensioni. La colorazione varia in base all’età; i giovani sono totalmente marroni poi, con gli anni, acquisiscono un piumaggio candido ad eccezione delle remiganti nere e della testa giallastra. L’areale riproduttivo di questa specie si concentra nell’emisfero settentrionale del pianeta, sulle coste e sulle isole europee e nord americane. Fanno eccezione la piccolissima colonia mediterranea francese e un tentativo di nidificazione alla Spezia di una coppia isolata, mai coronato da successo. Al di fuori del periodo riproduttivo, le Sule, come molti altri uccelli marini, intraprendono notevoli spostamenti che le portano a svernare in buon numero anche nel Mediterraneo. Nell’Arcipelago Toscano le vediamo, in inverno, soprattutto nelle aree più pescose. Ad esempio, all’Elba, pescano di frequente al largo di Capo Vita o nel Canale di Piombino.
Fino a pochissimi anni fa la Sula vantava uno status di piena salute, con incrementi numerici ed espansione di areale. Il tutto fino all’esplosione dell’epidemia di influenza aviaria. Nel 2022 e nel 2023 il virus denominato H5N1 ha sterminato intere popolazioni di uccelli selvatici in tutta Europa e Nord America, nel disinteresse quasi totale dell’opinione pubblica (peraltro per nulla informata). Del resto dopo il Covid nessuno vuole più parlare e sentir parlare di virus e chi lo fa, vede scendere il proprio consenso verticalmente. Infatti, pochissimi sanno che, mutando, l’influenza aviaria ha infettato anche i mammiferi e ha mietuto la sua prima vittima umana pochi giorni fa. Nell’estate di questi due anni neri il virus H5N1 ha colpito duramente proprio la popolazione di Sula interessando la quasi totalità delle colonie riproduttive determinandone pesanti riduzioni degli effettivi e, in qualche caso, la scomparsa. La sola colonia dell’isola di Bass Rock, la più grande al mondo, che ha dato il nome scientifico alla specie e che vantava circa settantacinquemila coppie, ha registrato una perdita di riproduttori pari al 75%. Circa centododicimila adulti scomparsi, oltre cinquemila trovati morti in colonia, per non contare la conseguente perdita di nuovi nati. Un disastro.
Fortunatamente non tutte le sule che hanno contratto il virus sono morte. Analizzando le feci e il sangue di soggetti apparentemente in buona salute sono stati trovati anticorpi specifici in una grande maggioranza di essi. Avevano contratto il virus ed erano sopravvissuti oppure non avevano ancora sviluppato la fase acuta della patologia. Questi soggetti, però, hanno registrato una capacità riproduttiva di fatto azzerata. Una curiosità un po’ sinistra: la quasi totalità dei sopravvissuti mostra una modificazione della pigmentazione dell’iride, con macchie nere più o meno estese a coprire il bellissimo celeste. Una roba da film horror.
Per questo fa particolarmente piacere vedere una Sula sui nostri mari; perché vuol dire che ancora c’è speranza che tornino i bei tempi dei loro tuffi a missile, delle loro ali bianche e nere, delle loro teste sfumate di giallo su cui brillano gli occhi celesti come il cielo nelle belle giornate invernali.
Senza macchie nere, neanche all’orizzonte.
Giorgio Paesani - Ornitologo