Mi affascina l'apostolo Tommaso, la sua fatica a credere alla parola degli altri. Il vangelo di oggi racconta l'incontro di Gesù Risorto con i suoi compagni. Si parla di pace, di Spirito, di fede e di beatitudine. Tommaso è descritto come colui che non crede alla testimonianza degli altri e vuole toccare con mano le ferite del Risorto per identificare il crocifisso. Tommaso crede alla materia ma non allo spirito. Il Risorto non si sottrae e afferma: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”. Si riferisce in tal modo a tutti coloro che credono per la testimonianza degli altri, che tramanda l'annuncio cristiano nel succedersi dei tempi e nei diversi luoghi. Insomma si tratta di fiducia, quella che è la base di ogni tipo di relazione.
Per il cristiano, è consolante sentirsi chiamare “beato” perché, pur non avendo visto, crede fidandosi della testimonianza a partire dai racconti evangelici (vedere il fatto, il corpo di Gesù, è stato proprio dei compagni di Gesù, ma l'esperienza di fede è comune ai primi e agli altri). E' dunque un vedere con gli occhi del cuore, vedere il Cristo vivente e operante non nello straordinario ma nel quotidiano, nell'ascolto della sua Parola e nell'esperienza d'amore, nel prendersi cura degli altri e del creato. Un incontro così sintetizzato dall'autore della prima lettera di Pietro: “pur non vedendolo, lo amate; credendo in lui, esultate di gioia indicibile”. Una gioia interiore, umile, che nasce dalla progressiva partecipazione alla vita divina (credere nel Risorto è fare esperienza di rinascita). Il Dio, rivelato come Amore da Gesù, è in tutto e tutto è in Lui. E' possibile sperimentare la sua presenza (lo Spirito) nel proprio essere. Occorrono delle condizioni, come ci ricorda soprattutto la tradizione orientale (cristiana e non cristiana), come il silenzio fisico e mentale, per accedere alla coscienza oltrepassando il livello superficiale. Si parla oggi dell'urgenza di coltivare lo sguardo contemplativo che è il contrario di quello del dominio assoluto. “L’umanità non perirà per mancanza di informazione, ma per mancanza di apprezzamento. L’inizio della nostra felicità sta nel comprendere che una vita senza meraviglia non vale la pena di essere vissuta. Quello che ci manca non è la volontà di credere, ma la volontà di meravigliarci” (A. Heschel). Da tale sguardo nasce il rispetto e il prendersi cura di ogni creatura, come risposta al grido della terra e dei poveri (Francesco in Laudato si').
Per i cristiani, l'amore non è sconfitto: i segni dell'amore crocifisso testimoniano che la vita è più forte della morte; e da questa certezza nasce il coraggio dell'annuncio e la forza di sopportare per esso anche le sofferenze del quotidiano e delle persecuzioni di vario tipo. E il vero dono che può fare Dio è la Pace, unico dono da cui scaturisce la vera gioia. Che è possibile a tutti.
(11 aprile 2021 – seconda domenica di Pasqua)
Nunzio Marotti
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