Già nella riflessione sul vangelo dell'Ascensione (due domeniche fa) e della Pentecoste (domenica scorsa) si è parlato del dono dello Spirito, della nuova e profonda e universale presenza di Cristo.
Del vangelo di oggi, che ha al centro la relazione trinitaria, si sottolinea l'interiore presenza di Dio, lo Spirito di verità e di profezia. Ora, lo Spirito è donato a tutti. L'uomo è chiamato a compiere un cammino spirituale che lo faccia passare, nella sequela di Cristo, dallo stato infantile a quello adulto. “Rinascere dall'alto” (vangelo di Giovanni) è una delle espressioni usate per esprimere questo. Paolo, da parte sua, parla di bambino-uomo, latte-cibo solido nella prima lettera ai Corinzi. La crescita spirituale richiede che ci si ponga in ascolto del Maestro interiore, per andare oltre la conoscenza logico-razionale ed entrare nel modo proprio di conoscere dell'amore.
E' necessaria una disciplina (discepolato) che, secondo le diverse tradizioni religiose, richiede progressiva sottrazione di cose e immagini per lasciare spazio e tempo al silenzio e all'ascolto. Nel cammino di libertà dello spirito conta questa disponibilità perché Dio possa agire nei modi propri. Utile può essere questo breve racconto riferito ai Padri del deserto, uomini che nei primi secoli cristiani sceglievano la solitudine per ascoltare la voce divina e vivere una essenziale vita comunitaria. Le loro esperienze si desumono dai detti (apoftegmi) tramandati.
“Un giorno il discepolo chiese al Maestro: “Io non sento Dio. Come posso sentirlo?”
E il Maestro:
Metti a tacere le voci fuori (chiacchiericcio, continuo parlare).
Metti a tacere le voci dentro (pensieri).
Metti a tacere le voci del passato (rabbie, odio, rancori, paure che continuano a gridare).
Metti a tacere le voci che vuoi sentire (le nostre aspettative su ciò che Lui ci dovrebbe dire).
Fatto questo lo sentirai chiaro perché la sua voce è chiara e presente”.
Il personale cammino interiore consente di vivere in modo spirituale i momenti della comunità cristiana, dove lo stesso Spirito agisce, superando i rischi del formalismo, della passività, della monotonia e dell'episodicità. Al contempo, la comunità cristiana si arricchisce dei carismi che emergono e che sono donati a ciascuno per l'utilità di tutti. Chiudere questa reciproca relazione vuol dire fermare la vita, cioè la crescita.
Infine, l'ascolto interiore e comunitario spinge e abilita a prendersi cura del creato e dei suoi abitanti. Con una particolare prospettiva, richiamata da una recente frase di papa Francesco: “Lo Spirito Santo rende capaci di scorgere la presenza di Dio e la sua opera non nelle grandi cose, nell’esteriorità appariscente, nelle esibizioni di forza, ma nella piccolezza e nella fragilità”. Così, la “Laudato Si'” ci invita ad ascoltare, da una parte, il canto della creazione e, dall'altra, il grido della terra e dei poveri, e agire di conseguenza.
(12 giugno 2022 – Domenica della Trinità)
Nunzio Marotti
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