Ieri, mentre accompagnavamo Sergio verso il cimitero, nel breve tragitto dalla piazza in cui aveva vissuto fino al bar dove aveva lavorato per una vita e poi nella strada per il porto in faccia al mare, in una serata di vento gelido, di quelle con i cavalloni e la spuma che batte sulla muretta, di quelle che ripuliscono il cielo e affacciano il sole, una di quelle che gli sarebbe piaciuta guardare dai vetri appannati dal salino del Bar la Perla… ascoltavo e mi ascoltavo parlare delle battute di un uomo a volte così intelligente e sagace da sfiorare la perfidia con battute così definitive da essere inarrivabili.
Che un uomo non certo facile, che si era ritirato da anni nel cercato eremitaggio delle sue Sprizze, sia rimasto così vivo nella memoria, con i suoi gesti, le sue parole, le sue sentenze leggendarie ed il suo essere, da giovanissimo amministratore democristiano, diventato un vecchio comunista senza rimorsi, è una gran cosa. E quel chiacchierare nostalgico e divertito di Sergio della Perla e del suo ricordo è il più grande e sincero omaggio che il suo Paese, i suoi amici ed i suoi compagni potevano fargli.
E’ come quel rispetto e quell’affetto burbero che lui aveva per chi gli piaceva e che molti di noi vorrebbero nell'ultimo viaggio sul lungomare ventoso di Marciana Marina.
Umberto