Certamente il Tressette non è snob come il Bridge, ma rappresenta di certo il picco, più dello Scopone Scientifico, della Antropologia Ilvatica.
L'altra faccia di questa tribù, il suo aspetto più animale, è ben rappresentata dalla Passatella (e/o Padrone e Sotto).
Il Padrone e Sotto è il gioco in cui gli Ilvatici esprimono la struttura delle loro dinamiche gerarchiche, allenandosi - per così dire - alla simulazione delle vere gerarchie della comunità.
Dal gioco si evince chi tra i compaesani ha maggior virtù nel comandare e gestire le decisioni e - cosa non da meno - chi sta "sotto", chi risulta più adatto al ruolo comprimario di giudice delle decisioni prese dal capo.
La figura del Sotto, che in fase di mescita del vino può solo esprimersi in due modi, affermativo o abrogativo della proposizione del Padrone, è assai interessante, perchè mostra come in una società non sia tanto potente chi governa ed elabora programmi, ma chi in ultima istanza ha potere di veto sulle scelte del primo.
Anche nel Padrone e Sotto c'è il sogno di un Baldicchio, che è "comandare" con quattro 7 (Primiera Massima) o con 7,6,Asso e 5 dello stesso seme (Goffo Massimo, che dà in alcuni paesi anche il nome al gioco).
Quello che nessuno sogna è avere in mano tre Gobbi e una Donna di cui due dello stesso seme, che è il punto più basso (vale 20p contro gli 84p della primiera di tutti 7).
Eppure, alla fin fine, essere Sotto, abbiamo visto che offre più potere che non essere Padrone.
Ma nessuno lo sogna mai.
Nel Padrone e Sotto, mettere un mazzetto di 7, Assi e 6 non necessariamente ci fa vincere la partita, e anche se riuscissimo a trarne un punteggio altissimo, non dobbiamo scordarci che in fase di distribuzione delle vincite se non ci si tiene buono il Sotto siamo costretti a ingozzarci tutto il quartino di vino tristemente e finire con un bel pellone condito da bruciori di stomaco.
E qui veniamo al punto cruciale: chi non conta un cavolo nel gioco non è chi fa meno punti (il Sotto) ma chi non beve nulla (la Sega), che è quello che subisce passivamente le decisioni prese dagli altri.
Come vedete, questo gioco, - che all'Elba si gioca dall'anno Mille o giù di lì, e tutti i giorni alla stessa ora, come un vero e proprio Rituale Tribale - è un gioco che analizzato a fondo mostra tutte le sfaccettature di una società democratica e del suo sistema di ruoli e gerarchie interne.
Non serve a nulla una Coalizione di soli Padroni, quello che serve è stabilire un ottimo rapporto tra i vari Padroni e i vari Sotto di turno. Poi qualche Sega ci sarà sempre, ma non dimentichiamoci la Regola delle regole:
La partita non può finire finchè l'ultima delle Seghe non abbia avuto il suo topino, e si chiude con un brindisi finale, altresì detto Giro della Sega.
Angelo Mazzei
Caro Angelo Puginco
Vedo che l'aver toccato l'argomento dei giochi di carte ti ha sfrizzulato il velo pendulo, tanto da farti lanciare in una dotta dissertazione sui giochi tradizionali di carte, affrontando il versante di quelli nei quali c'è in palio la suddivisione di alcoliche bevande (vino o birra) ma anche cibarie,.
Orbene per completezza delle tue già vaste informazioni in materia, ti faccio presente che il principe di quei giochi, il Padrone e Sotto si gioca non solo in tutta l'Isola (i ferajesi lo chiamano Passatella e quello che tu chiami "Sega" è "olmo" o "stare all'olmo"), ma in tutta l'italia almeno mediterranea. C'è uno splendido libro che ne tratta, un romanzo di Roger Vailland titolato appunto "La Legge", nome dato al gioco dai nostri confratelli terronici (si ammettiamolo noi selvaggi elbanesi, oltre che gioiosamente bastardi, siamo anche un po' orgogliosamente terroni), i quali però applicano varianti più fetenti delle nostre, che inducono a giocare "col coltello sotto il tavolino", forse non solo metaforicamente.
So di darti una delusione ma ti confesso comunque di preferire alla "Passatella" il "Trussù" più veloce, più brutale, più intuitivo ed immediato, e più pericoloso perché se giochi male, all'etilometro possono pure trovarti "rare tracce ematiche nel vino", il Trussù che sta al Padrone e Sotto come il Poker sta al Tressette.
Il Trussù a vederlo giocare ti parla del giocatore e delle sue capacità relazionali, della sua capacità di stabilire alleanze, del suo grado di cinismo e della sua lealtà. Confesso a te e pubblicamente di averlo biecamente strumentalizzato pure ai fini didattici. In tutti i corsi (per adulti eh!) in cui mi hanno chiamato a spiegare le tecniche della comunicazione (una ventina) ho quasi sempre tenuto la prima lezione in osteria, portando la classe a giocare a trussù, magari dopo aver mangiato una pizzetta per foderare lo stomaco ... con risultati talvolta sbalorditivi, si riusciva in genere a cementare un gruppo, a impostarne le dinamiche relazionali interne, perfino in un paio di matrimoni "galeotto fu il trussù"!
Ordunque so perfettamente (da moderatissimo bevitore) di aver fatto inorridire diversi "analcolici", cosi come sono perfettamente cosciente che se la tiro alle lunghe, aggiungendo frasi su frasi, ne uscira un complessivo pippettone antropo-enologico indigeribile anche assumendo una paiola di bicarbonato. Devo stringere verso un finale - possibilmente brillante - del nostro sproloquiare spiegandone il perché la ratio.
Semplice però. Tieni conto che sono conclamati, o già si delineano gli argomenti, di cui dovremo leggere o scrivere nelle prossime settimane, il me la dai sì o no (la riforma, e che avevi capito?), il Contributo di Sbarco, parleremo della Onoratodeferraromachia, e infine della questione sanitaria che (pur ammettendone l'importanza sociale) per me è la madre di tutte le pallosità. Insomma il solito canovaccio, con il mio omonimo consigliere delegato ferajese che sta consultando il manuale: "Mille e una maniera per incicciare la Sindaca" smanioso evidentemente di allocare il suo derriére sullo scranno di Capataz Gran Mogol dell'elbana sanità.
Prevedo di dover dare albergo ad un mare di discorsi a viaggio d'acqua e forse di scriverne pure.
Disintossichiamoci preventivamente da tutto questo sciacquio ineluttabile prossimo venturo levando almeno un lieto calice in brindisi maccheronico: "in nomine Bacci, Tabacci... (ma sì allarghiamoci!) Venerisque". (spiega te che sei più giovane e forte all'assessore).