Succede che un purtroppo quotidiano lombardo, paradossalmente chiamato “Libero” dal suo padrone, un organo (senza doppio senso) di stampa a tutti gli effetti, munito di giornalisti “veri”, esca con, in prima pagina, un titolo che gioca sul doppio senso.
Ricorda, pur non avendone il fascino nostalgico, il varietà del secolo scorso, con Macario e le sue donnine o le riviste titolate “Le educande di San Babila”. Poi, nella seconda metà del secolo, verranno le più sostanziose e meno eleganti zie da ringraziare o le Giovannone Coscialunghe. Il cinema a luci rosse farà, verso la fine del secolo, naufragare il genere. Amen.
Libero non se ne è accorto. O meglio, prosperando ancora in alcune sacche dell’inconscio nazionale l’italietta di allora Libero la blandisce sperando di rimpolpare così le sue asfittiche vendite. Atteggiamento puerile ma, in fin dei conti, inconsistente.
Il titolo che Libero dedica alle ultime vicissitudini della sindaca di Roma è : la patata bollente.
Il doppio senso fa quasi tenerezza per la sua polverosità. Mi sembra di sentir scherzare mio nonno, e sicuramente non posso definirmi un bimbo.
Apriti cielo. Dai Presidenti delle Camere ai pezzi grossi della politica, ai giornali di ogni genere, tutti o quasi condannano il sacrilegio con acutissimi, scandalizzatissimi cinguettii (sic).
Duole notare che, da quando è stata eletta, la sindaca romana è stata oggetto di un coro univoco di critiche, fondate o meno, talmente amplificato da far pensare ad una particolare, negativa congiunzione astrale tale da coalizzare contro di lei le più importanti forze dell’informazione nazionale. Alla sindaca è stato sostanzialmente dato per mesi della deficiente, anche se, forse, attraverso metafore un po’ più crude.
Nessuno, a parte ovviamente il movimento al quale appartiene, ha chiesto un po’ più di civiltà, un po’ come era successo con il precedente sindaco romano (quest’ultimo anzi non era stato difeso nemmeno dal partito al quale apparteneva).
Insomma abbiamo un purtroppo quotidiano che esce con un titolo da gabinetto di stazione e che curiosamente viene gratificato in termini pubblicitari da politici, firme e commentatori di ogni schieramento, cosa che probabilmente desiderava e che lo convincerà a insistere nei secoli con le allusioni vulvopeniche. L’ulteriore, se ce n’era bisogno, conferma che l’unico modo efficace per ridurre le idiozie circolanti consista nel non prenderle sul serio.