Sapete cari lettori cosa rappresenta la graziosa cartina qui a lato riprodotta e che vede colorati i territori toscani con diverse nuances?
La mappa tratta da un interessante elaborato dall'Osservatorio regionale educazione ed istruzione (che consiglio vivamente di consultare sulla pagina http://www.regione.toscana.it/-/uno-sguardo-sulla-scuo-1 ), rappresenta la diversa incidenza, area per area, di un fenomeno profondamente negativo: quello degli abbandoni scolastici.
Chi tra di voi ha un livello di comprensione appena superiore a quello dell'Assessore, avrà già capito che più il colore dell'area tende ad arrossire, più c'è da arrossire di vergogna, ed avrà notato il bel rosso-ciliegia con il quale è colorata la nostra isoletta, che gloriosamente si piazza nella prima fascia assoluta, nel campionato regionale di "fuga dagli studi".
Ciò che la carta non dice, ma che facilmente è intuibile è un altro fatto: così permanendo la situazione, i nostri ragazzi avranno mediamente molte più chance di restare ignoranti, rispetto ai loro coetanei continentali. Punto, e non ci piove.
Mi si obietterà che pure di recente sono stati firmati protocolli e assunte iniziative (ultima in cronaca dal Comune di Portoferraio) per cui un interesse “ufficiale-istituzionale” al problema lo si deve registrare, ma quello che mi domando è quanto esso sia compreso in tutta la sua gravità dalla comunità insulare nella sua interezza.
Senza gettare la croce addosso a nessuno, ed a nessuna categoria in particolare, osservo che una “buona scuola” (tanto per usare una strombazzata espressione) per prima cosa è quella che non perde pezzi per strada, laddove questi pezzi sono persone, e persone componenti il futuro.
Da “laico” non mi permetto di avventurarmi in analisi complesse – che lascio ai “chierici” - e meno che mai di stilare salvifiche ricette, ma osservo che il dato degli abbandoni scolastici segnala una emergenza sociale, una carenza di funzionalità di uno dei servizi pubblici più importanti, non meno di quanto lo siano sanità, trasporti, promozione economica etc., sui quali c’è una sensibilità diffusa della collettività, temi ben più capaci di scaldare gli animi.
Osservo però che, se anche tutte queste altre rivendicazioni insulari giungessero a buon fine, ma se la deriva negativa della formazione scolastica elbana continuasse, lo scenario paradossale che potrebbe delinearsi, sarebbe quello di un popolo di somari: ben curati, ben trasportati, arricchiti economicamente etc, ma sempre ciuchi.