Carissimo,
poche considerazioni sul tuo inatteso ma comunque graditissimo commento al mio scritto sulla nuova presidenza del parco. Evidentemente qualcosa di “stimolante” (a parte l’ultima castroneria) l’ho detta.
Figurati se non sono d’accordo con te che all’Elba esiste “una armata brancaleone” alla guida degli 8 Comuni. L’ho detto anche in occasione del recente incontro promosso dal Consiglio provinciale. Ma questo, caro Sergio, non giustifica per me il comportamento tenuto dalla Regione e dal Ministero. Che piaccia o non piaccia nel Parco nazionale dell’arcipelago ci sono 11 Comuni e due Amministrazioni provinciali, “sganasciati” che siano o no, soprattutto la Regione doveva sentirli.
Tanto più che questa volta la Comunità del Parco, costituita da tutti quegli Enti, aveva per tempo chiesto di essere coinvolta nella scelta del nuovo Presidente.
Che poi sarebbe andata a finir male, che l’armata brancaleone non sarebbe stata in grado di suggerire né un nome né una terna e neppure una cinquina questo è un altro discorso. Ma mi sembra francamente che tu stia ragionando come quello della bicicletta………
Di quanto successe nel 2006 ricordo tutto benissimo. Resta il fatto che dopo l’annuncio via fax del Martini venimmo a sapere che la Presidenza del parco dell’arcipelago a Tozzi rientrava in un accordo politico o, meglio, in un accordo di pura e semplice spartizione di poltrone. E sono convinto che anche questa volta sia andata così.
Nessun accanimento da parte mia nei confronti del Dr.Tozzi. Le sue prolungate assenze dall’Elba e dai territori compresi nel Parco sono verità. Certe sue farneticanti affermazioni sono riportate in interviste rilasciate ai giornali. A proposito della deportazione in massa in Montenegro o in Kirgisistan ( non mi interessa dove) è vero, fu solo una “battuta”, ma per me molto stupida e offensiva.
E veniamo all’ambientalismo talebano. Devo riconoscere innanzi tutto che hai avuto “naso”. Come chiusura del pezzo mi stava proprio bene. D’altra parte il termine talebano non ha solo quel significato che tu gli attribuisci. Per me significa anche essere ostile ad ogni cambiamento; essere tenacemente conservatore. E quando si impedisce ad una persona di piantare, intorno alla propria casa, qualche albero da frutto, ripristinare i saltini e ripiantare le viti un tempo coltivate dal nonno, solo perché dopo anni di abbandono è cresciuta un po’ di macchia mediterranea (del caso ho avuto diretta conoscenza quando ero segretario a Marciana) di fronte a quale cultura ambientalista ci troviamo? Non ti sta bene che la qualifichi “talebana” dando a questo termine il significato che ho detto? Chiamala come vuoi; suggeriscimi un’altra parola, ma che faccia capire che non riesco proprio a digerirla.
Come, sia chiaro, non riesco a digerire chi deturpa l’ambiente; chi pretende ancora di costruire o far costruire seconde e terze case; chi viola le regole della buona educazione e quelli che minacciano chi cammina lungo un sentiero che esiste chissà da quando. Il primo maggio non sarò all’Elba. Mi spiace, perché sarei andato volentieri a camminare nel sentiero dei rosmarini.
Ti saluto e ti abbraccio anch’io con affetto
Giovanni
Caro Giovanni
Di solito passo per “persona informata dei fatti” quando si ragiona dei rapporti tra maggiorenti elbani e Regione e/o Ministero dell’Ambiente, e la mia previsione della incapacità insulare di indicare una rosa opportunamente ristretta, non derivava (non vorrei ripetermi) da una mia improvvisa conversione ziobiciclettista, ma “lo ripeto” dalla QUINDICINA di proposte, talune francamente indecenti, pervenute agli empirei fiorentini e romani DA SUBITO DOPO il “granitico” pronunciamento della Comunità del Parco.
Come dire, parafrasandoti: se ci si comporta da Armata Brancaleone come si può pretendere di essere trattati da soggetti seri ed affidabili?
Vogliamo parlare fuori dai denti? La nomina di Sammuri, a me risulta sia stata concepita proprio per evitare l’applicazione di logiche spartitorie, e l’indicazione di un tecnico “capace e meritevole” ha pressoché zittito tutti, pure il PDL che probabilmente si sentiva già “il Parco in tasca”.
Ma le mie citazioni fratiniane non finiscono qui: c’è una tua frase pronunciata una sera in Piazza della Repubblica 4, quando ancora in quei locali, ora desolatamente vuoti e serrati, albergava un partito, una frase rimata che spesso ho fatto mia: “TUTTO QUELLO CHE E’ “MEGA” CON L’ELBA NON C’INCASTRA UNA SEGA”, forse poco oxfordiana, ma indubbiamente molto “tozziana ante litteram” e condivisibile assai.
Perché la tiro fuori in questa occasione? Per farti presente che gli ambientalisti elbani negli ultimi anni si sono fatti conoscere (e pure apprezzare) per aver contrastato soprattutto le MEGA mostruosità che si realizzavano o si progettavano: il Mega-Peep Campese, il Mega-Villaggio-Paese a Rio Marina, il Mega-waterfront a Portoferraio, il Mega Rio Elba 2, per tacere di Procchio e molti altri etc.
Quanto alle piccole cose come il ripristino dei saltini e il reimpianto di colture, non so a quale caso ti riferisca ed a che epoca risalga, ma mi risulta ora vigente (nonostante i ritardi determinati dall’inerzia della Comunità del Parco) un Piano del Parco che nelle zone C (la parte più consistente del perimetrato) operazioni come quelle a cui ti riferivi non solo le consente, ma dovrebbe pure incentivarle, e mi risulta anche che un soggetto (quell’accolita di “talebani” di Legambiente, che però non rilascia né licenze né permessi di disboscamento), più di altri si sia speso perché all’Elba, dentro e fuori del parco, si torni a fare della sana e lungimirante agricoltura, in luogo di continuare ad applicare ottuse politiche cementizio-bitumiere.
Affermo qui solennemente (si fa per dire) che chi si oppone al recupero delle colture tradizionali non è un “talebano e ambientalista”: è un tonto e basta.
Ciao (finiamola di abbracciarci, ancorché epistolarmente “assennò ci leveno le chiacchiere”)
Sergio