Nanni Calafati era un omino gentile, alto "un soldo di cacio"; vendeva e riparava "macchine da scrivere" nel suo negozio in Via Guerrazzi o "via di Porta a Tera" (con la rigorosa elisione della doppia "erre" della pronuncia ferajese).
Ma la versatile abilità delle minuscole mani, Nanni non la dedicava solo agli allora moderni prodotti della Olivetti, infatti su incarico del Comune curava anche la manutenzione dei tre "orologi civici" (i due affacciati sui lati della Porta a Mare e il più grande che batteva le ore, collocato sulla sommità del Palazzo della Biscotteria).
L'opera del solerte Calafati faceva sì che alzando gli occhi i cittadini vedessero scandita la stessa ora in Piazza Cavour, in Calata e in Piazza della Repubblica.
Orbene, Salvador Dalì dipinse un quadro che è rimasto nella storia dell'arte col titolo "gli orologi molli", la minuscola galleria di foto che proponiamo potrebbe avere il titolo assonante: "gli orologi folli".
I tre pubblici orologi della Città di Cosimo, come si può notare, tra di loro coordinati "a mentula di veltro" o "a pene di segugio", propongono tre varianti di risposta alla domanda "Che ora è?"
La più burbera ma pertinente delle repliche - riferita a chi dovrebbe sovrintendere al funzionamento della città (orologi compresi) - potrebbe essere: "E' l'ora che la smettano di frigna' sui latti e sui bilanci versati, di taglia' i nastri, di fassi fotografa' - belle tope! - dei "sopralluovi" in fitta schiera, e 'ncomincino a amministra'... se so' boni".
Tornando ai tempi andati, un aneddoto noto solo ai più datati lettori.
In un giorno piovoso un tizio tentò di varcare l'angusta porta della ricevitoria del Lotto del Fantini con l'ombrello aperto, e ci riuscì, ma solo tirando forte per il manico e rovesciando il parapioggia.
Ciò fatto rivolgendosi al titolare disse: "Vorrei gioca' tre numeri 100, 200 e 300".
La risposta che ricevette fu: "Che eri tonto t'avevo visto dall'ombrello!"
Ora è innegabile che orologi e ombrelli siano cose diverse,
però ...
sergio