“Io non rinuncio alle battute”: con questa coraggiosa presa di posizione il segretario nazionale PD Matteo Renzi ha risposto alle dimissioni del viceministro dell’Economia Stefano Fassina. La ‘battuta’ incriminata è di aver detto “Chi?” al nome di Fassina fatto da un giornalista. Credo anch’io che non sia cosa grave; è solo una cialtronata se non si è al bar o a tavola in casa propria. Mi preoccupa assai di più il ‘solenne’ impegno formulato per l’occasione: “Quanto a me, non cambierò il tono dei miei incontri con la stampa. Mai. Non diventerò mai un grigio burocrate che non può scherzare, non può sorridere, non può fare una battuta. La vita è una cosa troppo bella per non essere presa con leggerezza. Starò sempre in mezzo alla gente, continuerò a fare battute e a riceverle, ma mettendo al centro il patto con gli elettori, non gli equilibri dei dirigenti. Il PD ha il compito di cambiare l'Italia, non di vivere un congresso permanente. E noi ci proviamo, con il sorriso sulle labbra ma anche con la determinazione di chi sa che dobbiamo cambiare verso davvero”.
Sono contento che per il giovane Segretario PD la vita sia troppo bella da invitare alla leggerezza. Non tutti i suoi concittadini fiorentini o italiani sono dello stesso umore. Ma si vede che sono vecchi, o “grigi burocrati” che non possono scherzare (e magari si suicidano per disperazione). Mi chiedo quando Matteo, per leggerezza, comincerà a fare le corna nelle foto di gruppo, o a fare “cucù” nelle riunioni internazionali, o a raccontare barzellette. O a comparire in canottiera vantando ‘performances’ confortanti di virilità. Si vede che i patti (o i contratti) con gli elettori e le investiture popolari fanno quell’effetto.
Certo “il PD ha il compito di cambiare l'Italia, non di vivere un congresso permanente. E noi ci proviamo, con il sorriso sulle labbra ma anche con la determinazione di chi sa che dobbiamo cambiare verso davvero”. Forse non si tratta solo di cambiare, ma anche di far capire “verso” dove. Nel bel mezzo di una crisi che scuote il mondo perché, dopo il comunismo, anche il capitalismo ha perso la sua forza propulsiva, sapere un po’ di più del progetto di società di chi deve cambiare il Paese potrebbe risultare confortante. Non vorrei che dopo le teorie e le pratiche politiche del prof. R. Prodi e del prof. M. Monti ci dovessimo trovare con quelle del prof. A. Tentoni.
Luigi Totaro