Cara Patrizia
Facciamo finta che ci siamo sbagliati entrambi sull’aldilà e che tu possa leggere queste righe, come facevi ogni mattina, vagliando quello che avevo scritto la notte, divertendoti (spesso) oppure censurandomi (forse ancora più spesso) quando ti sembrava che fossi andato un po’ sopra le righe.
Sono giusto due anni che sei partita per il più lungo dei tuoi viaggi, che te ne sei andata col sottofondo di “Renoir”, la canzone di De Gregori che hai più amato, e nessuno qui ancora se ne capacita fino in fondo.
Sì è vero, ti hanno intitolato un’aula nella tua scuola, la sezione dell’Elba del tuo partito, l’ultima edizione del premio Artedonna, come si fa per ricordare chi non ritornerà, eppure molti, me lo hanno detto, si aspettano sempre di rivedere quella strana signora che faceva il bagno alle Ghiaie da marzo fino a novembre, di risentire la Prof. che rideva e commentava il tirare a indovinare dell’alunno impreparato: “che fai scazzi?”, l’amica “a chiacchiera di libri” che sentenziava: “Felicità è sdraiarsi su un divano e leggere un bel romanzo mangiando cioccolato fondente”, la Nonna-Papi estasiata davanti ai suoi nipoti, orgogliosa di loro, fino allo sfacciatamente compiaciuto: “Però, guarda come so’ diversi e come so’ belli tutti e due”
Appunto di questo ti volevo parlare, dei nostri nipoti che sono cresciuti di una unità; Teresina (sembra ieri che ci svegliava alle 4 di notte per dirci che il suo bambolotto Cicciobello aveva fame) pure lei è diventata mamma da qualche mese.
La tua terza nipote si chiama Frida, ed ha in comune con te l’essere sempre sorridente, per il resto, fisicamente (come vedi dalla foto), pare si avvii a non somigliarti per niente, e così come tu, nonostante la bisavola austriaca, sembravi una donna del Mediterraneo più profondo, lei, nonostante abbia te per nonna, ha due laghi blu per occhi di sapore proprio nordico.
Ma noi non disperiamo ed anzi contiamo che un po’ ti somigli, che per esempio “prenda da te” quanto all’essere una “libera donna”, che abbia un po’ della tua creatività, della tua intelligenza, del tuo senso della giustizia, della tua ironia, della tua capacità di prendere e prenderti in giro. Tanta roba di cui soffriamo la lancinante assenza in maniera indicibile.
Ecco Pa’, chiudo altrimenti te ne esci con uno dei tuoi: “Se’, hai scritto un pippettone!”, ma prima volevo prometterti che ci faremo in quattro, tutti noi, la tua famiglia, per compensare Frida della sua prima occasione persa: del non avere il privilegio di una dolcissima Nonna Papi accanto, percorrendo il suo primo tratto di strada nel mondo.
sergio