Chiaro, ovvio, lapalissiano. Il Comandante d’Armamento di Moby Spa ribadisce che, com’è naturale, è il Comandante di una singola unità che decide, in presenza di una situazione meteomarina non del tutto serena, se la nave della quale ha la responsabilità può affrontare il tratto di mare fra Piombino e Portoferraio (o Rio Marina) oltre alla partenza dal porto che lascia e l’ormeggio al porto che lo aspetta. Nessun comitato, associazione o altro organo amministrativo può decidere in sua vece. Inoltre, aggiungiamo per sgomberare il campo da ogni equivoco, è palesemente incompatibile con la dignità degli Ufficiali al comando, in mancanza di prove contrarie, insinuare che su di essi possano essere effettuate con successo pressioni tali da farli rinunciare a compiere il loro dovere trincerandosi dietro scuse puerili.
E’ altrettanto chiaro, ovvio, lapalissiano che i comandanti sia di Moby che di Toremar, visto che il Comandante d’Armamento di Moby sembra parlare anche a nome di Toremar (strano ma non troppo vista la riconducibilità della proprietà allo stesso nucleo familiare delle due compagnie) hanno le competenze e le professionalità adeguate a decidere se prendere il mare o meno nelle più diverse situazioni. Nessun motivo quindi di dubitare che abbiano anche una approfondita conoscenza delle imbarcazioni che comandano, della loro manovrabilità, della potenza e affidabilità dei motori, della governabilità generale insomma, e delle condizioni meteomarine che quelle navi possono affrontare in sicurezza.
Vien da pensare dunque che se sono sufficienti condizioni di tempo anche non eccessivamente perturbate per rendere sconsigliabile la navigazione nel canale ai loro stessi comandanti queste benedette navi, pur avendo tutte le certificazioni necessarie per navigare nelle nostre acque non siano ritenute dai loro stessi comandanti abbastanza affidabili da poterlo davvero fare in condizioni nelle quali navi magari più moderne e attrezzate, o almeno meglio progettate se recenti, verrebbero condotte senza problemi da un porto all’altro. Il busillis (direbbe Totò) forse sta proprio qui.