Un adagio locale recita “… chi ci ripensa è becco” ma non ci trova affatto d’accordo, amiamo al contrario i dubbiosi quelli che riflettono criticamente sul proprio passato agire, ed abbiamo pure notato che la nella schiera dei (troppo) sicuri di sé si rinvengono spesso dei presuntuosi convinti della loro indiscutibile primazia ed indispensabilità, per affermare la quale non esitano di fronte a nulla, meno che mai al senso del pudore, brigando, intrigando e soprattutto raccontando con sicumera gigantesche puttanate, mentendo prima a loro stessi e poi al mondo e fidando che siano in tanti a bersi le loro menzogne …
Ma di cosa parlavamo? Ah del ripensarci! Bene, nel pieno della “bagarre” elettorale, immersi in un confronto che più passano i giorni più ci pare incivile e avvelenato, in tutti i luoghi ed in tutti gli schieramenti, ci scappa di tentare di instillarne uno di dubbio, nella mente dei nostri conterranei di buona volontà.
Cari elbani, le decisioni della maggioranza si rispettano sempre, va bene, ma un ve ne siete accorti della favata che avete fatto a votare contro l’istituzione del comune unico?
A parte che ci si arriverà lo stesso, perché i comuni piccoli saranno talmente svuotati di competenze che a breve, ai sindaci gli resterà solo da continuare a celebrare i matrimoni, continuare ad andare alle processioni, e continuare a non occuparsi dei cani randagi come hanno sempre fatto, ci pensate se si fosse stati, ora, in campagna elettorale per il Comune Unico come sarebbe cambiata la musica?
Ci pensate a quante discese ardite (e le risalite, cantava Battisti) in campo in meno? Quante cadute dal ciuco con “tanto volevo scende’” a commento in meno, quante meschinità per esserci comunque in meno, quante delusioni da esclusione e quante illusioni da inclusioni in lista in meno, quale assottigliamento dell’esercito dei presto trombati, quanti discorsi a gazzosa risparmiati alle ilvati orecchie?
Dopo aver assistito alla fiera delle miserie morali di queste settimane, siete sempre convinti che l’Elba abbia “il fisico” per selezionare una centuria di bravi amministratori e otto pubblici-manager di reale valore?
Se è vero che non sempre uniti si vince, è pressoché certo che sparpagliati ci fottono.