Caro Direttore,
l’“A sciambere” del Mitile Ignoto sulla ventura non felice dell’anziano concittadino improvvisamente defunto e restato a lungo senza le dovute onoranze descrive un caso certo doloroso di inattenzione da parte nostra, ma purtroppo non costituisce l’unico esempio di un atteggiamento mentale che tende a diventare costume.
Per coincidenza oggi si sono celebrate a Sant’Ilario in Campo le esequie di un signore di quasi ottanta anni, non elbano ma da tantissimo tempo innamorato dell’Elba e del suo gioiello sulla collina campese, molto conosciuto per il suo impegno artistico, culturale, politico; autore, attore, regista, voce italiana di celebri attori stranieri; che ha condiviso percorsi, storia, riflessioni, contrasti con le intelligenze più inquiete, acute e vivaci degli anni ’60, ’70, ’80 e poi a seguire, fino ai giorni suoi ultimi, senza mai fermarsi anche quando poteva ben contentarsi di una vita piena.
Francesco Carnelutti ha desiderato salutare Sant’Ilario, dove tornava ormai spessissimo anche se non vi si era mai “ritirato”; e a salutare questo straordinario concittadino che la ventura aveva fatto arrivare lassù in collina c’erano i suoi cari e alcuni compaesani santilariesi. Distratta l’Intellighencja elbana, che non ha ‘notato’ quest’uomo altrove ben conosciuto, stimato, seguito.
Un’amara riflessione mi capita di fare: in questa terra benedetta da tutti gli dei, lo sguardo si sofferma solo a ciò che sta davanti agli occhi, senza andare oltre a vedere chi –in vita e in morte- può renderci inquieti per la sua debolezza o per la sua forza. E così lasciamo che ci passi accanto senza sfiorarci l’umanità oscura o luminosa di tanti che potrebbero renderci davvero più ricchi.
Luigi Totaro
Un bel ricordo di Francesco Carnelutti in
http://ilciottasilvestri.blogspot.it/2015/11/il-bongo-di-francesco-carnelutti.html
Caro Luigi
Ringraziandoti del contributo - prezioso come sempre - voglio dirti che mi è venuta voglia di proseguire sul filo del tuo ragionare in ordine ad inumazioni eccellenti ed ignorate in terra d'Elba.
Premesso che personalmente mi crea sempre più problemi recarmi nei cimiteri, dove ormai i nomi che leggo sono in stragrande parte quelli di persone che ho conosciuto, faccio riferimento ad altre esequie alle quali avrei partecipato, se non fossi stato, proprio quel giorno, inchiodato in casa, anzi a letto.
Quello che mi sorprese fu sapere a posteriori che anche se mi fossi aggiunto, i presenti all'inumazione di Oreste Del Buono non sarebbero stati, il 3 Ottobre 2003 nel Cimitero della Misericordia, più di una quindicina.
"Una ristretta cerchia di amici..." - scrisse infatti cronista presente - convenne per dare l'ultimo saluto ad uno dei più illustri elbani del XX° secolo, un grande scrittore, un grande giornalista, un grande traduttore di uno sterminato numero di importanti opere, un intellettuale che si era ritagliato un ruolo di primaria importanza nella vita culturale nazionale.
Eppure quel funerale era stato annunciato dal nostro più diffuso e popolare quotidiano, tra l'altro anche con un "ricordo" dell'allora Sindaco di Portoferraio.
I maggiorenti dell'Isola (per forza, anzi esiguità, dei numeri) brillarono nell'occasione per la loro assenza, confermando il pensiero (ancor dominante) delle sedicenti classi dirigenti elbane: la cultura è qualcosa di trascurabile e superfluo, specie se non è spettacolarizzabile e non fa in qualche modo immediata cassa.
Sai però Luigi come concludo questo zoppicante ragionare? Con dei "mi piacerebbe".
Mi piacerebbe che qualche ragazzo si andasse a leggere il bell'articolo che suggerisci, e mi piacerebbe che fosse colto dalla curiosità di conoscere di più la storia, anzi le storie, in cui è stata immersa la vita di Francesco Carnelutti, la serie lunghissima di eventi a cui rimanda.
E mi piacerebbe che qualcuno la cui vita si proietterà nel XXI° secolo scoprisse chi era Oreste Del Buono, nato a Poggio, cresciuto a Campo, vissuto nel mondo e sepolto a Portoferraio; di più, oso dire che mi piacerebbe che qualche ragazzo cercasse e leggesse uno dei suoi romanzi.
Se ciò accadesse, Luigi, avremmo scritto più utilmente.
sergio rossi