Solo questa mattina ho avuto modo di leggere il rapporto sul consumo del suolo. I dati forniti dall'ISPRA mi appaiono poco utili e in alcuni casi addirittura fuorvianti.
La cementificazione non può essere riferita all'intera superficie comunale ma rapportata alle superfici potenzialemte edificabili, senza tener conto di quella parte di territorio che per motivi orografici ed ambientali o per vincoli imposti da norme regionali e/o nazionali non possono essere manomesse.
Tra l'altro mi domando come è stata calcolata la media nazionale? Sono state considerate le vette delle montagne, la superficie dei laghi e dei corsi d'acqua, delle vie di comunicazione o delle isolette, di grande interesse naturalistico, ma scarsamente utilizzate, come per esempio le isole di Montecristo e di Pianosa?
Perchè non valutare invece l'incremento dell'uso del suolo che si è verificato negli ultimi decenni, comune per comune, avvalendoci anche dei rilievi areofotogrammetrici, rapportato all'andamento demografico?
Per le zone di interesse turistico o dove l'attività turistica è l'attività economica prevalente, si dovrebbe andare oltre e rapportare la crescita edilizia alle risorse naturali disponibili, cioè a tutte quelle qualità capaci di generare turismo: mare pulito e litorale non sovraffollato, parcheggi, aree verdi, spazi per attivià sportive ecc.
Interessante sarebbe pure conoscere il rapporto tra le potenzialità edificatorie di uno strumento urbanistico comunale e quanto realmente è stato utilizzato. Lo stesso si dovrebbe fare per le previsioni di interesse pubblico, generalmente previste solo per il rispetto formale delle norme di legge. Nel periodo pre-crisi avremmo constatato che le possibilità edificatorie previste sono state in larghissima parte utilizzate, al contrario delle infrastrutture pubbliche rimaste in genere sulla carta.
Io credo che con questi semplici dati potremmo farci un'idea di come i comuni gestiscono e/o hanno gestito il proprio territorio.
Per L'isola d'Elba tali valutazioni avrebbero dovuto far parte del Piano Territoriale di Coordinamento, di cui da tempo si sono perse le tracce. D'altra parte il P.T.C. per essere attuato non può essere calato dall'alto ma deve configurarsi come una pianificazione in progress e senza una precisa volontà politica delle otto amministrazioni comunali non giungeremo ad una seria e concreta gesdtione coordinata del territorio.
Torno a ripetere quello che modestamente ed inutilmente ho sostenuto fin dalla fine degli anni 70: quale primo passo era necessario coordinare almeno gli aspetti formali della pianificazione comunale, la simbologia e la normativa ed in tal senso si espresse anch la Regione con una propria direttiva, poi dimenticata.
Non era e non è certamente il coordinamento dei piani ma un mosaico così concepito avrebbe avuto ed avrebbe anche oggi la funzione di mettere in risalto le discrepanze e le contraddizioni esistenti nella pianificazione dei vari comuni.
Penso che proprio questo sia il motivo per cui non è stato mai fatto.
Arch. Nedo Volpini