Nell'apprendere che i consiglieri della Regione Lazio percepiscono una “indennità di funzione” di 100.000 euro l'anno, oltre al “gettone” mensile di 7.600 euro, insieme ad altre non meglio definite prebende, ho pensato ai consiglieri e agli assessori del mio comune, ai quali, per dare un segnale “simbolico” di solidarietà per i sacrifici che la crisi impone ai miei cittadini, fin da giugno ho azzerato ogni compenso, riducendo contestualmente l'indennità del sindaco nella misura del 20%, passando da
Ed ho pensato a quegli amministratori “onesti”, e per fortuna sono tanti, che pressoché a costo zero, impegnano non poco del loro tempo al servizio degli altri, spesso sacrificando famiglia e interessi personali.
Ecco, ciò che mi indigna e mi fa rabbia, ancor più della vicenda in sé, scandalosa e intollerabile per lo schiaffo alla crisi e alla decenza, è la manciata di fango che ancora una volta si rovescia sulla “politica”, alimentando una ulteriore e diffusa insofferenza ed ostilità nei confronti di tutti coloro che con la politica hanno a che fare.
E allora sento il bisogno di ribellarmi e di dire che sì, è vero, la politica in questo Paese è malata, e che tanti, troppi sono coloro che approfittando del potere hanno rubato e si sono arricchiti col denaro pubblico, ma è anche vero che non tutti sono eguali e grave errore sarebbe fare di tutta un'erba un fascio.
“La politica è un mestiere che a farlo onestamente costa sacrificio, fatica, sofferenza, spesso non conosce ferie e domeniche”, come ebbe a scrivere “La Stampa” di Torino nel 2001 ricordando la figura di Domenico Comparini, caduto nell'esercizio delle sue funzioni di amministratore. Così, come cadde a Padova, nel 1984, Enrico Berlinquer, colpito da un ictus durante il comizio di chiusura delle elezioni politiche, o come cadde, ucciso dalla mafia, Pio La Torre, il 4 aprile del 1982, il quale amava affermare che “i partiti sono cose serie per persone serie”, nel senso indicato dall'art.49 della nostra Costituzione.
Appropriandosi della politica i più deboli possono impadronirsi dello strumento essenziale per migliorare la società e renderla meno diseguale.
Chi oggi ruba e sperpera le risorse della comunità, come è accaduto nella Regione Lazio, è per questo doppiamente colpevole, non solo per uno squallido episodio di ladrocinio ma anche per il grave danno perpetrato all'immagine delle istituzioni e del sistema democratico.
Oggi c'è bisogno non di “meno” ma di “più” politica, al fine di creare le condizioni per un recupero della partecipazione dei cittadini al governo della cosa pubblica, rinnovando e ricostruendo i partiti, garantendo più controlli e trasparenza.
Talvolta basta un gesto, un messaggio simbolico, la testimonianza di una volontà che va in controtendenza agli episodi di malaffare che stanno inquinando la coscienza democratica del Paese. Così come abbiamo fatto nel Consiglio Comunale di Rio nell’Elba, maggioranza e minoranza, riducendo l'indennità degli amministratori. Mi farebbe piacere se in piena autonomia anche i miei colleghi sindaci, al di là delle differenze politiche, assumessero anch'essi un simile provvedimento.
Danilo Alessi
Sindaco di Rio nell'Elba