Non c’è solo l’ottica politica con cui guardare alle vicende di un paese. Lo si voglia o no, lo si gradisca o meno, l’ottica finanziaria ha assunto una valenza sempre più determinante.
Il gradimento nei confronti del Governo appena insediatosi non risulta particolarmente elevato, almeno questa è l’impressione che si ricava dall’intervento di domenica 28 aprile.
Viene da chiedersi quale avrebbe potuto essere l’alternativa. Nuove elezioni? Una diversa forma di alleanze, dopo che, a suon di rifiuti, il primo tentativo ha finito per mettere in cattiva luce una persona per bene? Si pensa davvero che il nostro paese potrebbe sopravvivere a 15 mesi di mancanza di Governo, com’è accaduto in Belgio? Infine, si crede fino in fondo che una crisi del debito pubblico, con conseguenza molto negative per il sistema bancario, aiuti le fasce più deboli del paese?
Sarebbe opportuno ricordare che quando il costo della raccolta del Tesoro sale (il rendimento dei titoli di Stato in asta), i maggiori oneri sono a carico della collettività. Che ridurre il carico fiscale diviene sempre più difficile e complesso. E che, viceversa, esso tende ad aumentare, proprio per finanziare il debito pubblico.
Colpire l’evasione: fosse facile, forse, qualche Esecutivo avrebbe potuto tentare questa strada. Ma, fino ad ora, pur con qualche successo, il percorso appare molto difficile.
Tassare ancora di più le aziende: finiranno per trasferirsi in gran parte altrove. E qui di che si vivrebbe? Non sono convinto che tutto il male sia da una sola parte e tutto il bene dall’altra. Non credo che ancora oggi si possa essere o Guelfi o Ghibellini. Se in altri paesi le grandi coalizioni hanno portato benessere (la Germania va verso il quasi pieno impiego), non si vede perché in Italia una simile situazione non possa verificarsi.
Si obietta che la nostra destra politica non sia come quelle dei paesi del nord Europa. Ma non va dimenticato che raccoglie circa il 30% dei voti del popolo italiano. E che, di conseguenza, non può essere sottovalutata. Di altri che raccolgono analoga percentuale s’è già detto.
A tutto ciò gli investitori internazionali guardano con attenzione. E la componente speculativa è sempre pronta ad intervenire. Frenata, ora, dalla possibilità che la BCE possa agire in difesa dei prezzi dei titoli di Stato dei paesi in difficoltà, che richiedessero aiuto. Se il differenziale di rendimento tra titoli italiani e tedeschi scendesse ancora, com’è in parte accaduto dopo i voti di fiducia al Governo ora in carica, ben venga. Può darsi si tratti di un attestato d’incoraggiamento o un modesto segnale di fiducia nel futuro del paese. Fosse vero! Forse è un apprezzamento per la base allargata dell’Esecutivo? Peraltro, la prima ipotesi di ‘compromesso storico’ in Italia nacque tra Moro e Berlinguer. Altri tempi, altri Partiti? O anche i due protagonisti dell’epoca erano da catechizzare?